La Cernia bruna, della famiglia dei serranidi, è un pesce di grosse dimensioni, tanto da arrivare facilmente al metro di lunghezza ed ai 60/100kg di peso, dalle carni pregiate che vive in profondità. E’ un teleosteo dal corpo compatto, ovale e compresso ai lati, dalla grande bocca dalle labbra carnose, e, nonostante i denti, tende ad inghiottire la preda, triturata poi nello spazio faringeo da una serie di apposite placche dentarie… (clicca mi piace e continua a leggere)
La pinna dorsale è lunga e divisa in due parti, dove l’anteriore è fornita di raggi spinosi e la posteriore di raggi molli, la caudale è arrotondata e le pettorali sono larghe. Capo, dorso e fianchi sono macchiati di giallo, di bianco o di arancione, a seconda degli esemplari. Le pinne sono scure e hanno il margine più chiaro. L’esemplare qui descritto è la Cernia tipo, ma in realtà la colorazione di questi pesci varia moltissimo in funzione dell’habitat in cui vivono.
La Cernia è infatti dotata di un mimetismo eccezionale ed il suo colore può assumere tonalità verde scuro se il fondale dove abita ha molte alghe, oppure quasi nero se frequenta grandi antri, o addirittura bianco se si trova sulla sabbia.
La Cernia è un ermafrodita proterogino, che diviene maschio intorno ai dodici anni. Gli esemplari di grandi dimensioni sono pertanto tutti di sesso maschile. La riproduzione avviene durante il periodo estivo.
La Cernia è la regina delle scogliere, la sovrana incontrastata delle ciclopiche cadute di massi che si accavallano verso il fondo, il solitario guardiano delle cattedrali sommesse, l’astuto abitante dei meandri più inaccessibili di una parete rocciosa. Vive sempre a contatto del fondo tra i dieci e i quattrocento metri di profondità, ovunque ci siano tane e tanta pace. È comunque in tutto il Mediterraneo e solo occasionalmente è presente nell’Atlantico orientale, raramente, comunque, più a nord del Golfo di Biscaglia. Il rumore della superficie le dà fastidio, l’altalena delle onde la infastidisce, la luce del sole la sgomenta. Per questo non abbonda mai la pace ovattata degli abissi, dove la risacca non arriva e dove la penombra soffoca i colori e la protegge.
A parte l’emigrazione stagionale in senso verticale, la Cernia è un pesce stazionale, cioè che ama frequentare sempre gli stessi luoghi. La Cernia si sceglie una zona di caccia, vi pone al centro una dimora fissa e non se ne allontana mai. Inverno a parte, naturalmente. L’estate successiva, però, siate certi che la Cernia tornerà ad occupare la stessa tana dell’anno prima.
Le praterie di posidonie l’attraggono solo quando sotto le erbe ci sono scogli e tane in grado di fornire un sicuro riparo, mentre non le dispiacciono affatto i fitti boschi di gorgonie, che si riproducono e nascondono con i loro ampi ventagli le aperture di grandi spaccature della roccia, che spesso la nascondono alla vista delle prede. La sua mole imponente e le sue abitudini cavernicole la mettono infatti al sicuro da qualsiasi altro pesce animato da cattive intenzioni, squali compresi.
Attenzione! La cernia è una specie a rischio di estinzione quindi diciamo che dobbiamo avere una certa sensibilità nel pescarla, ma anche per non incorrere in sanzioni e multe.
Per la legge italiana, infatti, la misura minima consentita per pescare la cernia è 45 centimetri (dovrebbe corrispondere a circa un KG). Pescare al di sotto di questa taglia è come fare un torto alla natura e si diventa dei veri e propri sciacalli del mare.
In realtà la FIPSAS, la federazione italiana pesca sportiva, ha individuato che la grandezza minima per non arrecare un danno a questa specie è di 5kg! Infatti intorno a questa grandezza la cernia avrà sicuramente completato il proprio ciclo riproduttivo e avremo la certezza di non andare a diminuire gli esemplari esistenti.
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