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Tsunami, cos’è? a cura di Anna Cozzolino

da Davide De Stefano
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Spesso, dopo una forte scossa di terremoto con epicentro in mare, sentiamo parlare di “allerta tsunami”. Come nasce? Cosa spaventa così tanto le persone da far evacuare, come nell’ultimo episodio di cronaca, il terremoto in Cile del 17 settembre scorso, un milione di persone?

 Il termine Tsunami, sinonimo di maremoto, deriva dal giapponese “Tsu-Nami” che vuol dire “onda contro il porto”. Per Tsunami si intende un anomalo quanto imponente moto ondoso del mare, originato da un violentissimo terremoto sottomarino, spesso di magnitudo > 8.0 Richter, o da altri eventi che comportano uno spostamento improvviso di una grande massa d’acqua quali, per esempio, una gigantesca frana o un’eruzione vulcanica sottomarina.

La forza e la distruttività di uno Tsunami dipende sostanzialmente dalla quantità di acqua spostata al momento della formazione del maremoto stesso. Si forma in mare aperto dove tuttavia l’onda rimane poco intensa e poco visibile e concentra la sua forza in prossimità della costa quando l’onda si solleva e si riversa dentro l’entroterra sotto forma di un autentico muro d’acqua. Recenti studi hanno dimostrato che l’attivazione dei maremoti non dipende tanto dalla violenza del fenomeno sismico, quanto dalle modalità di modificazione e alterazione del fondo oceanico e della profondità di quest’ultimo in vicinanza di una grossa faglia. Difatti, durante i grandi terremoti sottomarini le deformazioni del fondale che accompagnano l’evento tellurico producono un improvviso spostamento delle grandi masse d’acqua sovrastanti, innescando cosi la perturbazione sottomarina che alimenta l’insorgenza del maremoto. Lo spostamento d’acqua prodotto si propaga progressivamente in superficie creando onde superficiali molto lunghe, anche di qualche centinaio di chilometri, che si estendendo in tutta la superficie oceanica (come quando si lancia un sasso in uno stagno). Bisogna però sottolineare che quando l’onda è costretta a percorrere grandi distanze, possono verificarsi degli effetti che causano una lieve attenuazione del fenomeno, rendendolo meno distruttivo del previsto.

Una delle tante curiosità degli Tsunami riguarda  la loro dimensione che cambia notevolmente dal mare aperto fino in prossimità della linea di costa. A largo, in pieno oceano, su fondali profondi oltre 6000-8000 metri, l’altezza delle onde risulta piuttosto modesta e spesso non supera neanche 1.0-1.5 metri. Diversa la situazione sotto la superficie visto che dalla perturbazione sottomarina vengono interessati anche gli strati d’acqua molto profondi. Quando lo Tsunami si avvicina alla costa, il fondale, divenendo sempre più basso, funge da attrito alla perturbazione sottomarina, costringendola di botto a rallentare la sua elevata velocità di propagazione. Il fondale quindi rallenta la fortissima velocità di propagazione dell’onda. Mentre ciò accade, l’energia tenderà a far crescere a dismisura l’altezza dell’onda, favorendo cosi la formazione di un vero e proprio muro d’acqua preceduto dal graduale ritiro delle acque in prossimità dei litorali (a volte il fondale marino rimane scoperto per decine di metri), importante fenomeno premonitore dello Tsunami che si avvicina.
A cura di Anna Cozzolino

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