Spesso, dopo una forte scossa di terremoto con epicentro in mare, sentiamo parlare di “allerta tsunami”. Come nasce? Cosa spaventa così tanto le persone da far evacuare, come nell’ultimo episodio di cronaca, il terremoto in Cile del 17 settembre scorso, un milione di persone?
Il termine Tsunami, sinonimo di maremoto, deriva dal giapponese “Tsu-Nami” che vuol dire “onda contro il porto”. Per Tsunami si intende un anomalo quanto imponente moto ondoso del mare, originato da un violentissimo terremoto sottomarino, spesso di magnitudo > 8.0 Richter, o da altri eventi che comportano uno spostamento improvviso di una grande massa d’acqua quali, per esempio, una gigantesca frana o un’eruzione vulcanica sottomarina.
La forza e la distruttività di uno Tsunami dipende sostanzialmente dalla quantità di acqua spostata al momento della formazione del maremoto stesso. Si forma in mare aperto dove tuttavia l’onda rimane poco intensa e poco visibile e concentra la sua forza in prossimità della costa quando l’onda si solleva e si riversa dentro l’entroterra sotto forma di un autentico muro d’acqua. Recenti studi hanno dimostrato che l’attivazione dei maremoti non dipende tanto dalla violenza del fenomeno sismico, quanto dalle modalità di modificazione e alterazione del fondo oceanico e della profondità di quest’ultimo in vicinanza di una grossa faglia. Difatti, durante i grandi terremoti sottomarini le deformazioni del fondale che accompagnano l’evento tellurico producono un improvviso spostamento delle grandi masse d’acqua sovrastanti, innescando cosi la perturbazione sottomarina che alimenta l’insorgenza del maremoto. Lo spostamento d’acqua prodotto si propaga progressivamente in superficie creando onde superficiali molto lunghe, anche di qualche centinaio di chilometri, che si estendendo in tutta la superficie oceanica (come quando si lancia un sasso in uno stagno). Bisogna però sottolineare che quando l’onda è costretta a percorrere grandi distanze, possono verificarsi degli effetti che causano una lieve attenuazione del fenomeno, rendendolo meno distruttivo del previsto.