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Sabato 6 giugno, alle ore 17.00 saremo a via Santa Lucia, sotto la sede della Regione Campania, per chiedere che si intervenga per fermare questo scempio.
Pagina ufficiale dell’evento : Mai più come prima
La pandemia globale causata dal Covid 19 ci ha costretti a 2 mesi e mezzo di lockdown e quarantena forzata, intere settimane in cui abbiamo riflettuto e preso atto dell’urgenza di intervenire a tutela dell’ambiente e della salute.
Una pandemia, ricordiamolo, nata anch’essa dal degrado ambientale e dalla voracità con cui l’economia estrae risorse, emette inquinanti e produce quantità enormi di rifiuti. Infatti, la trasmissione di malattie tipiche degli animali agli esseri umani è sempre più frequente anche a causa della diffusione sempre maggiore di sistemi di agricoltura e di allevamento industriali che ci ha allontanato da un rapporto fisiologico e eco sostenibile con la produzione del cibo.
Il modello economico lineare in cui viviamo sfrutta le risorse naturali e i territori ben oltre i limiti che il pianeta pone.
Ma nella nostra regione esiste un’altra epidemia molto più grande e più spietata del Covid19, che da anni miete migliaia e migliaia di vittime: il BIOCIDIO.
30 anni di avvelenamento di SUOLO, ACQUA E ARIA hanno restituito grandi profitti alle ecomafie e malattie e devastazione a tutti i cittadini.
I roghi tossici, gli sversamenti e gli interramenti di rifiuti speciali hanno fatto diventare tristemente famosa una parte della nostra regione come Terra dei Fuochi.
Circa 2 milioni di abitanti in Campania vivono all’interno o nelle immediate vicinanze di siti di interesse nazionale o regionale che lo Stato ammette di dover bonificare pur restando il grande assente di questa vicenda ormai trentennale.
In questi numeri vanno cercate le cause dei dati sull’incidenza e sulla mortalità per tumore in Campania pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità e che mettono la nostra regione al primo posto per morti per numerose tipologie di tumore.
Ma se lo Stato nella nostra terra è assente, immobile, questo non si può dire certo per “i signori della monnezza”.
Infatti imprenditori corrotti a braccetto con la politica, la criminalità organizzata e pezzi deviati dello stesso Stato, continuano a sversare rifiuti speciali in un’area dove un’estesa economia sommersa caratterizza e incide in maniera sensibile sulla questione dell’inquinamento ambientale.
Fenomeno subdolo e spesso localmente sottaciuto perché scomodo per la politica nostrana, vista la radicata cultura del lavoro nero e le ripercussioni socio-economiche che scaturirebbero da azioni dirette per un contrasto radicale del fenomeno.
Sempre in tal senso, il post-covid ci ha presentato un doppio conto da pagare in termini di vite umane; le esplosioni e gli incendi nelle fabbriche hanno riproposto, non solo un’ulteriore situazione di inquinamento ma hanno dimostrato, ancora una volta, lo stato precario in cui versano i lavoratori nel nostro paese.
Le immagini dei soliti roghi di rifiuti abbandonati e di aziende coinvolte nel loro stoccaggio, degli sversamenti nel Sarno e negli altri canali e fiumi del litorale Domizio, del nostro mare pieno di plastiche (ora anche di mascherine e guanti) ci ricordano con forza il disastro che ci circonda.
Perché la Regione Campania e lo Stato non si impegnano a contrastare questo scempio prodotto da questo criminali in giacca e cravatta con la stessa veemenza che hanno dimostrato di avere con i cittadini comuni durante la quarantena?
Se l’esperienza della pandemia ci ha insegnato qualcosa è che dobbiamo chiedere con forza che i fondi per il rilancio dell’economia – parliamo di cifre enormi – vengano destinate ai settori delle bonifiche, della messa in sicurezza dei territori, della sanità pubblica, della ricerca, dell’economia circolare e che l’erogazione degli aiuti alle imprese vengano vincolati al rispetto di regole ferree in tema di tutela dell’ambiente e della salute. Ma questa quarantena ci ha anche sicuramente insegnato che bisogna ripensare la scala delle priorità, il modello di produzione e di consumo, degli insediamenti, di approvvigionamento energetico, di utilizzo delle risorse; in sintesi, ci ha insegnato che bisogna ripensare l’economia e la politica.
Perché il LOOKDOWN usato per chiudere le regioni non viene applicato con la stessa severità anche alle aziende che sversano rifiuti nel nostro ambiente?
Perchè evidentemente gli interessi dietro questo enorme business valgono di più delle vite umane probabilmente.
Noi non ci stiamo.
Non siamo noi il virus del pianeta. Il vero virus è l’idea della crescita infinita e senza limiti che tende a divorare il pianeta per accentrare sempre più ricchezza nelle mani di pochi.
Questa dicotomia è inaccettabile ed è urgente riportare all’attenzione di tutte e tutti questa questione cruciale per il nostro futuro.
Non c’è più tempo da perdere. Non possiamo permetterci di abituarci di nuovo al fatto che l’aria sia irrespirabile, che i fiumi siano ridotti a canali fognari e che la nostra terra sia disseminata di discariche abusive.
Sabato 6 giugno, alle ore 17.00 saremo a via Santa Lucia, sotto la sede della Regione Campania, per chiedere che si intervenga per fermare questo scempio.
Chiediamo a tutti di partecipare portando una foto o un cartello che mostra lo stato di inquinamento ambientale del proprio territorio.