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Se al mare ci va un vegetariano?

da Davide De Stefano
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Vegetariani al mare:

(Gioie e dolori in un giorno di vacanza)

di Prof. Peppe Volpe
   Andare al mare è bello, anzi bellissimo. Nell’immaginario collettivo, il
mare rappresenta la gioia di vivere, la vacanza, l’immergersi nella natura,
l’opportunità di stare insieme agli altri e una miriade di altre cose, tutte
piacevoli. A mano a mano che ci si avvicina al mare, ci prende come una
euforia, una voglia di vivere che aumenta con il tipico odore marino che
si fa’ più intenso e più vivo all’approssimarsi della meta designata.
Poi, al mare, o meglio sulla spiaggia, ognuno di noi diventa protagoni-
sta di una propria dimensione, di un’abitudine consolidata negli anni. Si
va’ da chi s’immerge subito nell’acqua, a chi cincischia sulla sabbia fra la
sedia e l’ombrellone, a chi preferisce invece guardarsi intorno, eccetera.
Ecco, a costoro, io chiedo: avete mai pensato che fra coloro che guardate
fra il sonnacchioso e l’impudico ci possa essere un vegetariano? Sapete,
vero, cos’è un vegetariano?…

Un vegetariano forse non dovrebbe andare al mare e vi spiego perché.
Avendo il vegetariano un rispetto sacrale della vita animata, al mare sot-
topone la sua sensibilità, per così dire, a un forte rischio. Infatti, il mare,
non è solo la bella giornata, il sole, l’acqua limpida e fresca nella quale im-
mergersi, sentire sulla pelle la calda carezza dell’asciugarsi; il mare implica
anche la possibilità di vedere qualche bagnante arrivare sulla battigia con
un sacchetto reticolato contenenti pesci, o frutti di mare, o polpi; e, cosa
ancora più orripilante, si rischia di vedere una folla festante attorno a co-
lui che appare come un eroe, o un semidio, emerso dagli abissi con un te-
soro quasi inestimabile. Negli occhi spalancati degli ammirati convenuti,
si vede chiaramente tutta la loro, appunto, ammirazione, ma anche una
loro sottaciuta invidia per chi… ha evitato di passare per la pescheria! E
nessuno che si rammarichi per le vite spezzate, per il mancato rispetto
di quella natura che dicono di amare. Sì, perché tutti quelli che adorano il
mare (la quasi totalità del genere umano) dicono che lo amano. Ma al ve-
getariano viene il dubbio che si ha un concetto distorto dell’amare: amare
non significa volere il bene dell’altro? Avete mai visto un genitore godere
del male di un proprio figlio? Avete mai visto un genitore educare il pro-
prio figlio all’amore, indicandogli delle vite in agonia?
Forse è meglio chiarirsi le idee e ammettere che siamo molto egoisti.
Andiamo al mare, perché ci piace stare in mezzo alla natura, però alla no-
stra natura, quella che ci permette di essere rilassati, abbronzati, appaga-
ti, buonisti; cioè quella natura che ci fa’ essere in pace con noi stessi e con
tutto il resto che ci circonda. A patto, però, che tutto il resto che ci circon-
da non interferisca con il nostro ego e non ci dia fastidio. Se, ad esempio,
ci immergiamo nel fondo del mare con la maschera e vediamo un polpo
intento a vivere la sua vita naturale, lui così bello e flessuoso, che con i
suoi gesti eleganti, morbidi e regali, nei quali si ravvisa l’eternità della na-
tura e l’incredibile miracolo dell’esistenza, perché, dico perché dobbiamo
arpionarlo, trafiggerlo sotto a quello scoglio fino a quando lo portiamo
in superficie nel mentre lui s’aggrappa alla fiocina con le sue nobilissime,
ma inutili, ventose? Chi siamo noi, pigri e sedentari, che non abbiamo
nulla dell’agilità e della fierezza del polpo, a decretare la fine della sua e-
sistenza?Lo possiamo fare perché siamo in vacanza? Perché dobbiamo di-
vertirci?
Saremmo molto più degni di vivere, molto più umani, se ci immerges-
simo con la sola maschera, senza fiocina, ad ammirare nel silenzio la na-
tura, quello spettacolo di cui il mare ci invita a farne parte, però con di-
screzione, con rispetto, come estranei ammessi pur senza averne meriti;
direi, in punta di pinna.
di Prof. Peppe Volpe

 

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