Home Scienze Sai cosa è il bycatch?ogni anno responsabile della mattanza di animali marini!

Sai cosa è il bycatch?ogni anno responsabile della mattanza di animali marini!

da Davide De Stefano
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Con bycatch si intende la cattura accidentale nelle reti da pesca di pesci di nessun valore commerciale o di altre specie animali. Il fenomeno del bycatch è responsabile della mattanza di un numero impressionante di animali marini: migliaia di cetacei, tartarughe marine, razze e squalifiniscono ogni giorno per essere vittima della pesca intensiva e di catture non intenzionali.
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 La maggior parte degli esemplari catturati vengono issati a bordo già morti e successivamente scaricati in mare come rifiuti. Sfortunatamente, laddove il bycatch dovrebbe essere seriamente monitorato – come ad esempio nei paesi del terzo mondo – nella stragrande maggioranza dei casi non lo è.

 

Secondo un rapporto della FAO, solo una minima parte delle compagnie che si occupano di pesca intensiva non contribuisce, o contribuisce in minima parte, al fenomeno del bycatch. Come precedentemente ricordato, tuttavia, allo stato attuale non esistono fonti certe dalle quali attingere i dati necessari a fornire un quadro reale, su scala mondiale, del problema. Per quei casi in cui esistano le informazioni necessarie a dimensionare il fenomeno, i dati sono allarmanti. Spesso, infatti, il numero di esemplari catturati accidentalmente supera quello delle specie “target”, cioè delle specie di interesse commerciale.
Secondo il Wwf, il bycatch e’ in tutto il mondo una delle principali minacce alla vita di delfini, focene e balene. Molti di questi cetacei, avendo bisogno di risalire in superficie per respirare, finiscono intrappolati nelle reti sott’acqua e muoiono. Le prime stime mostrano che ogni anno nelle acque di tutto il mondo più di 300.000 cetacei vengono uccisi dalle reti da pesca. Ovvero 1.000 al giorno, uno ogni due minuti. Il rapporto indica che delfini e focene stanno

scomparendo, e pone l’accento sul fatto che potrebbero riprendersi se solo venissero attuati maggiori sforzi per la loro conservazione nonché modifiche alle modalità di pesca. Lo studio include la focena comune nel Mar Nero, dove ogni anno vengono uccisi migliaia di individui, la susa atlantica al largo delle coste dell’Africa occidentale, l’orcella nel Sud Est Asiatico, la pontoporia in Sud America, uno dei cetacei più piccoli al mondo (non supera i 40 Kg). La maggior parte di queste specie sono minacciate dall’uso massiccio di un unico tipo di attrezzo da pesca: le reti da posta. I delfini e le focene hanno difficoltà ad individuare questi ostacoli attraverso l’uso della vista o del loro sonar, e così restano intrappolati nelle reti oppure nel cordame fissato alla rete stessa. Il Wwf ricorda che nell’ultima Lista Rossa delle specie di piante e animali minacciate di estinzione redatta dall’Iucn tra le circa 2.000 nuove specie minacciate e’ stata inserita anche la popolazione mediterranea del delfino comune. “Un segnale allarmante e che deve far riflettere, unitamente agli ultimi sequestri di spadare avvenuti in Sicilia”. Le spadare, reti lunghe fino a 5 km e alte fino a 2,5 km, sono decisamente poco selettive e costituiscono una minaccia per i cetacei. Ugualmente pericolose sono le reti pelagiche derivanti, bandite dall’Unione europea, perché responsabili dell’uccisione ogni anno di migliaia di cetacei, in particolare delfini e stenelle, oltre ad altre specie protette come le tartarughe marine. Relativamente agli squali, l’entità del bycatch è fortemente influenzata dal tipo di tecnica impiegata per la pesca della specie target. Sotto costa, la pesca a strascicosi rende responsabile della cattura accidentale di squali e razze in quantità che si aggirano nell’intorno di diverse centinaia di migliaia di tonnellate all’anno. Esemplari di tutte le taglie, età e specie finiscono inesorabilmente impigliate nelle reti, andando incontro a morte certa. Inoltre, in passato, quando la richiesta di pinne di squalo da parte del mercato orientale non era ai livelli attuali, gli squali catturati accidentalmente, ma ancora vivi, venivano rilasciati regolarmente. Negli ultimi anni, invece, la tendenza è opposta: indipendentemente dal fatto che un esemplare venga catturato vivo o morto, viene privato delle pinne e ributtato a mare. La percentuale di squali uccisi dal bycatch è quindi salita a percentuali prossime al 100% delle catture.Il dato è reso ancora più drammatico dal fatto che, come ampiamente dimostrato da ricerche condotte in Brasile (Amorim et al., 1998) e alle Hawaii (Dunn, 1999), una percentuale variabile tra l’86 e l’88% degli esemplari presi all’amo dalle longlines vengono issati a bordo ancora vivi e potrebbero, quindi, essere rilasciati limitando così drasticamente l’entità del fenomeno.

Per quanto leggermente più selettiva rispetto alle reti a strascico, anche la pesca tramite longlinesè quindi responsabile dell’uccisione di centinaia di migliaia di squali, per lo più appartenenti a specie pelagiche.
Anche questo è un argomento sul quale riflettere…Ricordate che la salute del mare, in quanto ecosistema, dipende anche dalla presenza di tuttigli organismi che lo popolano. É importante perseguire uno sviluppo sostenibile, cioè uno sviluppo economico che sia compatibile con la salvaguardia dell’ambiente affinché anche le generazioni future possano godere dei medesimi benefici che possediamo noi. Depredare una risorsa significa renderla indisponibile col tempo. Volete davvero rinunciare a tutto questo?
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