“ I NOMI E GLI ATTRIBUTI SI DEVONO ACCOMODARE ALL’ESSENZA DELLE COSE E NON L’ESSENZA AI NOMI , PERCHE’ PRIMA FURONO LE COSE POI I NOMI” Galileo Galilei
Negli anni 50 , negli anni dell’Italia martoriata dalla guerra d’Europa , Caneira , non era altro che un piccolo borgo di pescatori. Poche anime. Pochissimi pensieri . I soliti , quelli spiccioli, i quotidiani, probabilmente i più sani…. (Clicca Mi Piace e continua a leggere il messaggio)
Le notizie della guerra erano giunte alla rinfusa. Si era discusso di un qualcosa che forse neppur esisteva. Si sarebbe discusso , infatti, di posizioni e questioni che il resto d’Italia aveva già risolto. Il tempo era fermo. Un’ isola italiana che per sua spontanea scelta , viveva con vitale ritardo. Caneira , l’isola di San Rocco , protettore di quel nugolo di pescatori , era grande poco più di un mignolo e sulle cartine per la navigazione neppure compariva. Nel 1939 , Caneira non aveva televisioni, non aveva giornali , aveva solo un già vecchio grammofono e poco più tardi, una grossa radio nell’unico barbiere dell’isola che era anche sindaco e gestore di un minuscolo circolo ricreativo. Sulla cittadina troneggiava la chiesa di san Rocco pescatore e come per tutte le comunità , aveva un mite parroco che dispensava, come un giusto fattore, consigli, insegnamenti e improperi. Un uomo buono caduto per caso in un tempo fuori dal mondo. Caneira voleva vivere proprio così. Fuori dal tempo. Anomale per non dire assurde le vite e le atmosfere di una cittadina fuori dal tempo e dal mondo. Al visitatore Caneira sarebbe apparsa morta, magari abbandonata, ma mai lo fu. Caneira aveva fatto una scelta e con l’orgoglio delle scelte ponderate , la portava avanti con fierezza e pazienza.
L’isola è un po’ come chi la vive. Chi l’abita. Per Caneira vale lo stesso discorso di quel che si dice dei cani e dei padroni che si assomigliano. L’isola di pescatori è pescatore anch’essa. Si sveglia quando ancor è notte, si lava in fretta , prepara un caffè caldo, veste i panni della pesca e alla sera si riaddormenta al ritorno delle imbarcazioni. Vita dura. Soddisfazione col conta gocce e spesso ritorni mesti senza nemmeno la forza di stendere le reti ad asciugare. L’isola è silenzio. Riflessione. Nascere qui concede un tempo per conoscere se stesso, che altrove non si avrebbe. Arma a doppio taglio in alcune circostanze ma l’isola è madre , ama senza limiti. Insegna , poi lascia liberi. Educa. Solleva su gambe forti poi lancia. Pare, a volte, che Caneira sia viva. Roccia viva. Roccia che educa e prepara. Madre. Caneira ha il dono dell’ immenso. In essa vivono allo stesso tempo il mistero del cosmo e la semplicità della natura spicciola. Caneira ha il dono della risposta molteplice. La domanda che smette di esistere nello stesso istante in cui nasce. Tutto è silenzio. Silenzio assordante di domande , risposte rimaste inevase , perché nessuno ha voluto trovarne un senso universale. Ognuno si è costruito il suo. Ognuno ha rispettato l’altrui.
L’isola è madre e nei secoli ha imparato a controllare il dolore. Ha educato i figli. Educato e protetto. Non smette di sorvegliarli. Da lontano, con occhio vigile ma discreto , accompagna sul mare e su viottoli polverosi . Ha visto un milione d’avvenimenti. Alcuni sarebbero da raccontare, altri invece, sono così ingenui, che apparirebbero anacronistici, pur per la realtà di Caneira. Caneira ritrova il dono. Conosce il senso. Lo ha cercato. Credo lo abbia anche trovato. Ha scelto di non costringere nessuno ad accettare il suo. Sebbene viva fuori dal tempo e dal mondo civile, sebbene non sappia dell’Italia fascista, traditrice del suo popolo, sebbene non conosca gli alleati americani, approdati a poco più di un’ora di mare, sebbene Caneira sia solo Caneira , ha in sé il saldo principio della moderna democrazia. Caneira è madre inflessibile. Nutre i suoi pescatori, in cambio chiede l’animo sano. Si bea delle voci del popolo. Sorride della comunità. Si commuove il 15 agosto alla festa di San Rocco. Caneira è l’isola viva. Ha interpretato il sogno. Compreso il segreto. Ha fatto la scelta.
Ha scelto il mare , i pescatori, i loro nomi , la libertà dei destini. Insomma credo abbia scelto ciò che meglio si addiceva al suo carattere. Non dubito abbia sofferto. Non dubito neppure del fatto che come ogni uomo, abbia dovuto toccar il fondo ma Caneira oggi è viva.
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