La CO2, oltre a riscaldare il pianeta, influisce negativamente su specie vegetali tipiche dei climi temperati, ma le piante restano comunque una delle risorse più importanti per contrastare la crisi climatica. Attraverso la fotosintesi, le piante trasformano la CO2 in zuccheri necessari per la loro sopravvivenza, rilasciando ossigeno nell’atmosfera. Questo processo è garantito da “skin” terrestri e oceaniche, ovvero piante che, ogni anno, assorbono circa 5 gigatonnellate di CO2. Tra le piante marine, la Posidonia oceanica, endemica del Mar Mediterraneo, svolge un ruolo cruciale nel sequestro del carbonio e nella tutela degli habitat marini.
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L’importanza ecologica della Posidonia oceanica
La Posidonia oceanica non è una semplice pianta marina, ma un pilastro dell’ecosistema del Mediterraneo. Cresce su fondali sabbiosi, formando praterie sommerse che svolgono funzioni essenziali per l’ambiente marino. Queste praterie migliorano la qualità dell’acqua intrappolando sedimenti e particelle in sospensione, agendo come filtri naturali. Le radici della pianta stabilizzano i fondali marini, prevenendo l’erosione e creando un substrato favorevole per altre specie.
Una delle caratteristiche più straordinarie della Posidonia è la sua capacità di sequestrare carbonio. Il carbonio assorbito dalla pianta viene spesso intrappolato nei sedimenti marini, dove può rimanere per secoli o addirittura millenni, contribuendo a ridurre la CO2 nell’atmosfera. Inoltre, le praterie di Posidonia rappresentano un habitat essenziale per numerose specie marine, garantendo biodiversità e stabilità agli ecosistemi.
Ripopolamento e tutela a Napoli
Vista l’importanza ecologica della Posidonia oceanica, sono in corso progetti di tutela e ripopolamento per contrastare il declino di questa preziosa pianta marina. A Napoli, il progetto MedPAN, realizzato da CSI Gaiola Onlus, è un esempio concreto di impegno ambientale. L’iniziativa si concentra sull’Area Marina Protetta (AMP) del Parco Sommerso di Gaiola e prevede il restauro delle antiche praterie di Posidonia danneggiate da attività antropiche.
Il progetto ha preso il via con una mappatura delle comunità biologiche presenti lungo il settore costiero, da Capo Posillipo all’isola di Nisida. Successivamente, è iniziata la riforestazione di 200 metri quadrati di fondali marini, con tecniche sperimentali innovative. Prima della riforestazione, sono stati installati sensori per monitorare la luce solare disponibile, un elemento fondamentale per la fotosintesi della pianta. Le aree selezionate si trovano a profondità variabili (5, 10 e 15 metri) e sono state scelte per la presenza di tracce di antiche praterie e un substrato idoneo alla crescita della Posidonia.
Due tecniche sono attualmente in fase di sperimentazione: l’uso di biostuoie in fibra di cocco per facilitare l’ancoraggio delle talee e il fissaggio manuale delle piantine tramite picchetti agricoli. Queste strategie mirano a garantire la stabilità delle nuove praterie e a ridurre l’impatto meccanico delle attività umane.
Una speranza per il Mediterraneo
La Posidonia oceanica è molto più di una pianta: è un simbolo di equilibrio e resilienza per il Mediterraneo. Proteggerla significa non solo salvaguardare la biodiversità marina, ma anche contrastare gli effetti del cambiamento climatico. Progetti come quello del Parco Sommerso di Gaiola dimostrano come scienza, innovazione e impegno possano convergere per un obiettivo comune: ripristinare la salute degli ecosistemi e garantire un futuro sostenibile. La Posidonia oceanica rappresenta una speranza per un mondo più equilibrato, ma la sua sopravvivenza dipende anche dalla consapevolezza e dal coinvolgimento di ognuno di noi.