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Mi è morto il saragotto…

da Davide De Stefano
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L’altro giorno, sprofondato nel divano del salotto, avvertivo una strana sensazione, come di qualcosa di modificato nell’ambiente di casa. Eppure, tutto sembrava normale: il televisore sintonizzato sul canale dei cartoni; il solito rumore del vicino che sta ristrutturando casa; il gradevole vociare dei bambini che giocano nel parco. All’improvviso, la folgorazione: il saragotto non volteggiava più nell’acquario! Mi sono alzato di scatto per controllare e l’ho visto conficcato negli scogli etti. Ho sperato per un attimo che fosse solo incastrato, ma era morto. Mi è uscito come un rantolo dalla bocca: “Mi è morto il saragotto…”

Sono rimasto qualche istante senza sapere cosa fare e pensare. Poi, mi sono ricordato che lo avevo da 27 mesi. Faceva ormai parte della famiglia. Perfino mio figlio, di tanto in tanto, ci giocava; lo guardava  e cerva di toccarlo (di accarezzarlo) attraverso il vetro dell’acquario; e, posso assicurare, che il saragotto si avvicinava sempre, e restava col suo musetto in corrispondenza del ditino di mio figlio. Erano, in effetti, due cucciolotti.

Ma quanto vive un sarago? Il mio sarago era giovane? Era vecchio? E’ stato troppo tempo rinchiuso nell’acquario? Gli ho fatto vivere una vita innaturale, costringendolo in una struttura limitata sia pure organizzata? Sono stato forse io la ragione di una vita grigia ed incolore e quindi il motivo di una morte prematura?

Per darmi un’adeguata risposta che possa restituirmi una certa tranquillità, faccio allora leva sulla mia esperienza. Il sarago è molto diffuso nel mar Mediterraneo e vive in prevalenza su fondali rocciosi, anche non troppo profondi, dove trova facilmente il suo cibo. Tra l’altro, questo lo rende però, oltreché predatore anche predato, a causa delle sue carni prelibate molto ricercate da pescatori, subacquei e non. Comunque, il cibo preferito dal sarago è il riccio, seguito dal crostaceo e dall’alga (ecco perché predilige i fondali rocciosi). E né ricci, né crostacei possono difendersi dai suoi denti aguzzi, veramente molto affilati. D’Altronde, che i denti del sarago siano aguzzi, ne siamo ottima testimonianza io e mio figlio, per quelle volte che l’abbiamo lasciato per due o tre giorni solo in casa (pardon, nell’acquario) senza mangiare; al nostro rientro, azzannava gamberetti e dita nostre senza fare nessuna differenza…

Altre notizie? Il sarago è gregario, quando è giovane, ma poi da adulto si trasforma in sedentario. Questo stato di cose al mio saragotto è risultato del tutto sconosciuto. Ma sarà stato concepito sicuramente in primavera, questo sì, febbraio-marzo-aprile è il periodo della riproduzione dei saraghi. Ce ne sono di diversi tipi: Fasciato, Faraone (quello mio), Maggiore, Pizzuto e Sparaglione. Le statistiche circa la sua aspettativa di vita sono alquanto vaghe. Qualcuna riferisce di una possibilità di vita decennale, ma francamente mi sembra davvero un’esagerazione, dal momento che un “censimento” della popolazione è già difficile sulla terra, figuriamoci in fondo al mare… Così come quell’altra esagerazione che si riferisce alla sua lunghezza: 45 cm. E’ come se un extraterrestre si trovasse al cospetto di un uomo e che questi, per puro caso, fosse un giocatore di basket alto due metri…

In realtà, il mio saragotto aveva una livrea argentea, bella e lucente, era lungo una quindicina di cm e aveva delle strisce nere sul dorso, quella più marcata all’altezza della pinna caudale. Faceva parte della famiglia, ed io ne sento la mancanza. E sono certo che nel paradiso degli abissi, dove sicuramente si trova, lui pensi a me con un po’ di affetto.

a cura di Granchietto N3

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