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Si fa’ presto a dire “inquinamento del mare”…, ma che cos’è l’inquinamento del mare?
Ben esposta e strutturata ci sembra la definizione formulata dalla Commission Oceanographique Intergovernamentale (C.O.I.) dell’UNESCO (Parigi, 1969) che riportiamo fedelmente:
“L’immissione da parte dell’uomo nel mezzo marino (compresi gli estuari), direttamente o indirettamente, di sostanze o di energie che provocavo effetti deleteri, quali danni alle risorse biologiche, pericoli per la salute dell’uomo, ostacoli alle attività marittime compresa la pesca, diminuzione della qualità dell’acqua dal punto di vista della sua utilizzazione e riduzione delle possibilità offerte nel settore del tempo libero.
Però, il vero problema, ai fini della determinazione dell’inquinamento, è rappresentato dalla difficoltà di valutazione del grado e del tipo di inquinamento in un determinato luogo e in un determinato tempo.
Tra i vari sistemi, particolare interesse rivestono quelli che si basano sulle modificazioni subite da organismi, o gruppi di organismi marini, in seguito ad inquinamento.
I Mitili come indicatori d’inquinamento del mare
Le ostriche, ad esempio, sono utilizzate per rilevare la presenza nelle acque di rame e zinco. Infatti, questi molluschi è noto che sono in grado di concentrare tali metalli dentro le loro carni le quali assumono un colore bluastro.
Analogamente, i mitili possono essere utilizzati per indicare polluzione da idrocarburi, essendo stata dimostrata la stretta correlazione tra la contemporanea presenza di idrocarburi presente nell’acqua e nei loro tessuti. Così, le modificazioni nella struttura di una biocenosi (ambiente marino in senso lato) possono indicare una situazione ambientale alterata.
Nel caso ci trovassimo all’osservazione di un ambiente marino inquinato, assisteremmo a una netta diminuzione del numero delle specie, perché le poche sopravissute, aumentate molto di numero, avranno nel frattempo fatto strage delle altre, mancando quasi del tutto la competizione fra le specie.
Insomma…, è dura definire l’inquinamento… Esso si presenta (facilmente, purtroppo…) in svariate forme che adesso proviamo a individuare; chissà, forse scorrerle ci servirà per capire la natura intrinseca dell’inquinamento, la sua… ragion d’essere. Anche se abbiamo il forte e fondato sospetto che l’inquinamento del mare è dovuto alla malefica combinazione di più fattori, tutti comunque ascrivibili alle azioni dell’uomo.
Le 6 forme d’inquinamento marino
“Inquinamento da plastica” – La plastica è diventata una delle più pericolose (probabilmente, “la” più pericolosa) insidie dell’ambiente naturale; non potendo essere attaccata da nessun organismo vivente, essa devasta e sommerge sempre più spesso le coste.
“Inquinamento naturale” – Si dovrebbe considerare inquinamento naturale solo quello derivante da attività vulcanica o da quella metabolica di organismi marini. In realtà, si ha quando si verifica l’inquinamento da “eutrofizzazione”, cioè quando in acque generalmente basse, proliferano gli organismi unicellulari favoriti, specialmente d’estate, dalla numerosa presenza di bagnanti e dalla temperatura dell’acqua.
“Inquinamento da detersivo” – I detersivi sono sostanze in polvere o liquide generalmente derivate dal petrolio e sono costituite da un tensioattivo, che ha la funzione di abbassare la tensione superficiale dell’acqua per cui questa penetra più facilmente nei tessuti e si lega con lo sporco.
L’effetto immediato è dato dalla persistenza di coltri di schiuma che ricoprono interi corsi d’acqua che giungono inalterate fino al mare. Se si riesce a superare il problema della sostanza tensioattiva, rimane quello relativo ai polifosfati, che pure costituiscono il detersivo.
Questi, immersi nelle acque di scarico, l’arricchiscono di ioni che concimano l’acqua stessa producendo un’enorme proliferazione di organismi vegetali. Si ripropone, anche in questo caso, l’esiziale fenomeno della “eutrofizzazione”.
“Inquinamento da sostanze tossiche” – Gli scarichi industriali immettono nell’ambiente marino un numero impressionante di sostanze tossiche. I pesci, tra l’altro, li assorbono sia per la catena alimentare, che per le branchie. Ma la sostanza di gran lunga più nociva è il mercurio.
Com’è noto, il mercurio è l’unico metallo liquido allo stato naturale, conosciuto fin dall’antichità e molto usato per le sue molteplici attività pratiche, tecniche e industriali. Basti pensare che per le sue proprietà tossiche nei confronti di qualsiasi organismo vivente, dicasi “qualsiasi”, rientra nella composizione chimica di molte sostanze fungicide usate per distruggere le muffe in tutti i settori lavorativi.
Data quindi questa ampia e diffusa utilizzazione, il mercurio si ritrova facilmente nel mare, giungendo tramite la catena alimentare fino all’uomo.
“Inquinamento da petrolio” – I numerosi incidenti alle petroliere, accaduti negli ultimi decenni, hanno portato all’attenzione generale questo notevole problema. Venuto a contatto con l’acqua, il petrolio si espande rapidamente in superficie, formando un esteso strato oleoso.
E’ stato calcolato che 5 litri di petrolio possono ricoprire 20.000 m2 di acqua! Il 25% generalmente evapora; il restante 75%, però, si unisce all’acqua, formando emulsioni. Parte di queste emulsioni, ad alto peso molecolare… ce le ritroviamo sulle spiagge sotto forma di grumi di catrame, ma gli altri, si sciolgono e… “nuotano” nel fondo del mare.
“Inquinamento fognario” – Lo scarico domestico che si riversa in mare contiene, oltre alle sostanze di rifiuto organico e di materiale fecale, anche cenere, terriccio, scorie metalliche, eccetera. Una mole impressionante che in prossimità dei grossi centri urbani assume caratteristiche ciclopiche.
Però, sembra che l’ambiente marino sia sfavorevole alla sopravvivenza di dette sostanze, a causa della sua alta percentuale di salinità, della temperatura e della inevitabile diluzione. Sembra anche che le alghe posseggano delle sostanze antibiotiche in grado di infettare i batteri e di distruggerli.
Quali sono i principali rischi per la salute dell’uomo?
Meno male. Comunque, resta il fatto che i depositi di cloaca producono i bacilli del tifo, del colera, dell’epatite virale, eccetera, per cui la contaminazione degli organismi marini che vengono utilizzati per l’alimentazione, costituisce un grave problema per la salute dell’uomo.
Soprattutto, il pericolo deriva dalla natura stessa dei mitili e dei molluschi, che filtrano per loro natura, tutto ciò che si trova nelle acque. Da non trascurare neanche i guasti che gli scarichi delle fogne arrecano al fondo del mare e alla sua complessa costituzione. Per tanto, sarebbe veramente opportuno che tutte le acque usate, prima di essere immesse nel mare, fossero sottoposte a trattamenti di depurazione, come la legislazione prevede e… come temiamo… i relativi controlli non ne attestano l’effettuazione regolamentare (sono costosi…, a fronte di un’elevatissima popolazione).
Ed ecco che ci siamo imbattuti in quello che potrebbe essere un ulteriore approfondimento, per la salvaguardia del nostro bellissimo mare: come funzionano i depuratori degli scarichi fognari di cui ogni Comune, per legge, dovrebbe essere dotato?
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