L’uomo, come tutte le altre forme di vita animale che esistono sulla Terra, ha avuto la sua origine nel mare. Lo dice la scienza, ma lo dice anche il buon senso. Ogni nascita, per essere possibile, deve avere una gestazione custodita, racchiusa in un elemento protetto, quale l’acqua; esposta all’intemperie e alla superficie terrestre, la nascita sarebbe soggetta inevitabilmente agli attacchi degli elementi e ne verrebbe del tutto compromessa.
La vita dunque ha avuto origine, e non poteva essere altrimenti, nel mare.
Non a caso la riproduzione degli esseri viventi avviene o nel liquido amniotico dei mammiferi, o in quello delle uova degli ovipari. Poi, ogni specie si è evoluto seguendo una sua precisa evoluzione, un suo determinato adattamento, per la qual cosa si possono fare solo congetture, altrimenti dette teorie, cioè non dimostrabili nella pratica scientifica. Restano comunque nell’uomo delle tracce, biologiche e psichiche, di questo passaggio, dall’essere un animale acquatico, per diventare anfibio e infine terrestre.
L’uomo nell’acqua trattiene il respiro, unica specie terrestre a saperlo fare, evidentemente retaggio di quella trasformazione di cui stiamo parlando. Così come della progressiva perdita delle branchie, che ha ben formato allo stato embrionale, ma che poi perde per la sostituzione subentrante dei polmoni; altra traccia progressiva della sua formazione biologica originaria. Lo stesso fenomeno del singhiozzo, quel fastidioso fenomeno che lo accompagna nei momenti in cui si sfama, dovuto dal punto di vista meccanico all’improvvisa e ripetitiva contrazione dei muscoli necessari per la respirazione, soprattutto con riguardo al diaframma, dove la glottide si ritrae producendo quel suono inconfondibile, è una dimostrazione lampante di una trasformazione biologica avvenuta nel corso del suo lungo adattamento. Detto per inciso, avete mai notato un animale terrestre singhiozzare? E mai lo vedrete, perché il singhiozzo si verifica quando viene un po’ meno il controllo cerebrale sul meccanismo della respirazione. Gli altri animali terrestri, che si sono evoluti mediante un processo fisico e istintivo, quindi più immediato, hanno acquisito il meccanismo della respirazione senza la “complicazione” del complesso intervento cerebrale dell’uomo.
Ma si diceva anche di tracce psichiche, oltre a quelle biologiche, nell’ambito dell’evoluzione umana. Freud fu il primo a parlarne, quando descrisse il “ritorno al ventre materno”. Nella psiche degli esseri umani è sempre presente il desiderio ancestrale del benessere fisico, quello che ogni embrione ha conosciuto a suo tempo quando si trovava nel grembo materno e che per la perdita del quale ne soffrì e verso cui, in quanto a pulsione, tende continuamente a ritornarvi tutte le volte che il mondo esterno gliene offre l’occasione, e cioè molto spesso, purtroppo. In questi casi prevale la nostalgia di quello che si potrebbe definire “il paradiso perduto” e, parlando di adattamento, ogni uomo può avere una reazione particolare, a seconda del proprio temperamento e della propria condizione affettiva, comunque sempre in un certo qual modo scomposta.
Forse è stato coniato per lui il detto “essere come… un pesce fuor d’acqua!”