Lo sbiancamento dei coralli è un fenomeno molto diffuso che colpisce le barriere coralline.
Ma che cosa è? Come si genera?
Il corallo perde il colore vivo che tutti noi conosciamo quando la simbiosi tra i polipi del corallo e le alghe di cui si nutrono cessa di esistere.
Questa alga unicellulari della famiglia delle ZOOXANTHELLAE è determinante per il colore e la vita stessa del corallo, che, a causa di condizioni di stress a cui è sottoposto, dovute principalmente ad un’alterazione del suo ecosistema, perde vita sbiancandosi parzialmente o del tutto, e infine morendo.
Le cause principali di questo terribile fenomeno è certamente dovuto al surriscaldamento globale e alle emissione di CO2, conseguentemente alle temperature elevate delle acque marine, che comportano un cambiamento anche nel grado della sua composizione di salinità; incidono inoltre il cambiamento delle correnti e l’inquinamento ambientale.
Per proteggere le proprie strutture cellulari, sottoposto ad un’alta temperatura, il corallo subisce un vero e proprio collasso e, a causa della produzione di troppo ossigeno, questi è costretto ad espellere l’alga di cui si nutre.
Alcuni coralli riescono fortunatamente a sopravvivere ed a ritornare a cibare i propri tessuti di Zooxanthellae.
Le probabilità della sopravvivenza del corallo dipendono da tre importanti fattori:
- La qualità dell’ acqua
- Le “riserve” di energia accumulate prima di aver espulso l’alga
- Il riuscire a cibarsi durante la fase di sbiancamento di altri organismi, come ad esempio il plancton
Dalle Hawaii alla Maldive fin ad arrivare in Australia, dall’Oceano Pacifico a quello Indiano, fonti certe stimano dati raccapriccianti: più di un terzo delle barriere coralline di tutto il mondo sono completamente sbiancate e tanti chilometri ancora sono destinati a scomparire nei prossimi anni nel loro ecosistema , così da determinare la fine di un habitat naturale e un riparo per pesci e molluschi che vi popolano.