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Liternum, una città dimenticata a pochi passi dal mare. A cura di Anna Cozzolino

da Davide De Stefano
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Liternum è una antica città romana situata nella frazione di Lago Patria nel Comune di Giugliano in provincia di Napoli, e deve la sua celebrità a uno dei nomi più prestigiosi di Roma, Publio Cornelio Scipione l’Africano, che vi si rifugiò esule in una villa fortificata e, secondo la tradizione, vi fu sepolto intorno al 183 a.C.

Fu fondata nel 194 a.C., come colonia marittima presso la sponda sinistra del Lago Patria, dove, come narra Tito Livio, vi fu trasferita una colonia di 30 famiglie, ed in seguito di altre 300, cioè i veterani della II guerra punica, probabilmente dell’esercito di Scipione l’Africano.
La città vide il massimo sviluppo edilizio ed economico in epoca augustea e soprattutto tra la fine del I ed il II secolo d.C.,  in seguito alla costruzione della via Domitiana,  che ne favorì il collegamento con i centri della costa flegrea.
A partire dalla tarda età imperiale subì un progressivo abbandono,  Dopo il IV secolo, alluvioni e malaria contribuirono a declassarla, insieme con le invasioni barbariche, fino al completo abbandono. dovuto anche all’impaludamento della zona, forse a causa di una catastrofe naturale, forse un’onda anomala, che ha trasformato la zona in una palude.
Nel V sec. d.C., in seguito all’attacco dei Vandali di Genserico, la popolazione superstite migrò verso Giugliano e Liternum scomparve.

Gli scavi iniziarono nel 1930. In seguito, dal 1932 al 1937, hanno riportato alla luce il Foro, il Capitolium, il Tempio, la Basilica, il Teatro, quartieri abitativi e stralci di viabilità urbana; un’area artigianale e ambienti di carattere commerciale; resti di un santuario con portico, di un complesso termale e di un anfiteatro e la cosiddetta Ara di Scipione l’Africano. Nel tempio si veneravano principalmente Giove, Minerva e Giunone e nella basilica si amministrava la giustizia. Un abitato dunque ricco e articolato ed infine una necropoli.

“Ho scorto sulla riva del mare, la torre che si chiama di Scipione” (F. R. De Chateaubriand)
A cura di Anna Cozzolino

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