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a cura di Isabelle van der Vijver
Microplastiche: come studiarne le dinamiche?
Microplastiche, ormai le sentiamo ovunque. Parliamo di particelle polimeriche dalle dimensioni minori di 5 mm, (scientificamente MPs) che possono originarsi in maniera diretta o indiretta dalle attività umane. Le microfibre (acronimo MFs) sono invece particolari microplastiche con un rapporto lunghezza:larghezza di 3:1.
Ma perché se ne parla tanto negli ultimi anni?
Questa forma di inquinamento sta ottenendo sempre maggiore interesse da parte della comunità scientifica in quanto queste minuscole particelle, sono state rinvenute all’interno di organi e tessuti umani.
E’ stato ampiamente dimostrato che sono in grado di entrare nella catena trofica a partire da microorganismi fino ad arrivare a mitili, pesci e cetacei, e quindi alle nostre tavole.
In una zona bersagliata dall’inquinamento ambientale quale è il litorale vesuviano, ci siamo domandati che impatto abbiano effettivamente questi nuovi inquinanti, e come agire riguardo ad un problema tanto invisibile quanto grande.
Passo dopo passo ha preso forma il progetto “Sentinelle del Mare”, promosso dall’associazione Fondalicampania APS, che ci ha infine condotto, tramite la convenzione con l’Università di Napoli Federico II, ad effettuare uno studio più approfondito delle caratteristiche e dinamiche delle microplastiche lungo il nostro litorale vesuviano.
Quest’attività di ricerca è stata promossa dall’associazione Fondalicampania APS. Ma come lo abbiamo realizzato?
A mare abbiamo raccolto per ogni stagione dell’anno 2021 un campione lungo la superficie marina (primi 50 cm) a 500 metri dalla costa, lungo il transetto Porto di Torre de Greco-Portici.
Sulle spiagge urbane di San Giovanni a Teduccio, Portici , Ercolano e Torre del Greco, abbiamo raccolto degli ulteriori campioni di sabbia.
Tutti i materiali per i campionamenti sono stati forniti dall’associazione.
Entrambe le tipologie di campioni sono stati portati presso l’Università e analizzati in laboratorio tramite lo sviluppo di un nuovo protocollo, che si basasse esclusivamente sulla microscopia ottica senza pre-trattamento dei campioni, condizione rivelatasi essenziale per non alterare le caratteristiche morfologiche delle microplastiche e le microfibre.
Questo per identificarne la natura e le dinamiche. Un’altra innovazione si è basata sulla fotoidentificazione del campione tramite acquisizioni da microscopio.
-Alcuni materiali impiegati durante i campionamenti a mare; La manta-utilizzata nei campionamenti alla cui estremità viene messo il filtro.
Ma passiamo ai risultati.
Sulle spiagge abbiamo riscontrato una maggiore presenza di MFs( microfibre) rispetto alle MPs (microplastiche) , con la massima distribuzione a San Giovanni a Teduccio e la minima a Ercolano. Oltre a sottolineare il maggior grado di inquinamento presente a San Giovanni, a causa di sversamenti diretti e della presenza dell’impianto di depurazione, è interessante notare anche il contributo delle opere di difesa costiera antropiche, che trattengono le microplastiche provenienti dal mare impedendole di raggiungere terra: la spiaggia di San Giovanni è infatti maggiormente esposta al moto ondoso rispetto a quella di Ercolano.
E’ stato anche interessante notare dai risultati che vi è una maggiore presenza delle MFs sulla berma rispetto alla battigia (si intente per berma, un gradino di sabbia creato dall’azione delle onde e dal vento. solitamente si colloca lontano dalla zona di battigia), questo proprio in quanto sito di accumulo costiero meno soggetto all’energia idrodinamica, cioè le onde.
Sulla berma le MFs sono anche di minori dimensioni: le particelle più leggere vengono trasportate verso l’interno dall’azione del vento.
A mare i più importanti fattori nelle dinamiche delle particelle lungo la superficie marina risultano essere le condizioni metereologiche, le correnti e il vento, il rimescolamento lungo la colonna d’acqua, e abbiamo inoltre riscontrato che le MPs mostrano molta variabilità nel colore e nel grado di alterazione.
Ciò significa che esse sono in transito nel mare relegandosi maggiormente all’interno della propria Unità Costiera, e sono quindi di natura diversa dalle microplastiche rinvenute sulle spiagge emerse.
Microplastiche di differenti morfologie, colori e gradi di alterazione al microscopio.
Microfibra al microscopio.
C’è vita sulle microplastiche!
Un campione marino era speciale, e lo ha gentilmente analizzato il Laboratorio di Igiene: Acque Alimenti e Ambiente del Dipartimento di Biologia mediante la Next Generation Sequencing (NGS) , per scoprire quali fossero i microorganismi che colonizzano la superficie di questi inquinanti.
Sappiamo infatti che possono trasportare altri inquinanti pericolosi quali gli IPA, additivi chimici, ma sappiamo anche che si formano dei veri e propri ecosistemi sulle loro superfici, la cosiddetta “plastisfera”.
I tre generi più presenti nel biofilm che è stato analizzato sono: Alteromonas spp., Pseudoalteromonas spp, Vibrio spp. Sono generici colonizzatori opportunisti rinvenibili negli ecosistemi marini.
Il futuro del progetto Sentinelle del Mare
La comparazione dei dati mare-terra in questo studio risulta essere inedita e seguirà una pubblicazione scientifica.
Questi sono dei dati preliminari utili a sottolineare che per studiare davvero le dinamiche deposizionali e le caratteristiche delle microplastiche e delle microfibre è necessario un monitoraggio a lungo termine che tenga in considerazione le abbondanti variabili dell’ambiente costiero al fine di ottenere dati attendibili.
La comprensione di come questi inquinanti interagiscono con gli ecosistemi circostanti è urgente perché è la base fondamentale per comprendere come interagiscono poi con l’uomo, e come trovare una soluzione.
Come associazione vogliamo porre un appunto sul fatto che il nostro meraviglioso e amato litorale vesuviano viene bersagliato da anni da attività industriali e antropiche intensive, sversamenti e allacci abusivi in special modo dal fiume Sarno, depuratori e impianti fognari non a norma.
La presenza di ulteriori inquinanti, quali le microplastiche, che interagiscono e trasportano con più facilità sostanze contaminanti e batteri all’interno dei nostri tessuti è un dato allarmante che non va sottovalutato ma fa ribadire con forza la necessità della messa a norma, la riqualificazione e la condanna di crimini ambientali.
Sarebbe molto interessante, ad esempio, approfondire quali organismi costituenti la plastisfera potrebbero essere utili nella degradazione delle plastiche.
Si ringraziano la P.ssa Manuela Rossi, il P.ssore Carlo Donadio e il P.ssfore Marco Guida dell’Università Federico II di Napoli (Dipartimento di Scienze della Terra e Dipartimento di Biologia) per la disponibilità e la collaborazione.
L’ingresso delle microplastiche all’interno della catena trofica, fino ad arrivare nelle nostre tavole.
a cura di Isabelle van der Vijver