Le onde del mare sono fra le tante “forme poetiche” del mare che spesso ci affascinano al solo pensarle. E’ come se rappresentassero la nostra sensibilità, sempre in movimento e pronta ad emozionarsi… ad ogni refolo di vento.
Ma cerchiamo per una volta di essere meno romantici e di vedere le onde del mare da un punto di vista più pratico. Le onde del mare sono le forme variabili che assume la superficie del mare quando oscilla sotto l’azione di una forza perturbatrice esterna.
E’ necessario comunque adottare una precisa terminologia per le varie parti che le compongono: la “cresta” è il punto più alto dell’onda (essere sulla cresta dell’onda, lo sappiamo, è indice di successo); il “cavo” è il punto più basso; l’ “altezza” è la distanza verticale fra il cavo e la cresta; la “lunghezza” è la distanza orizzontale fra due creste (anche fra due cavi) consecutive; il “periodo” dell’onda è il tempo in secondi necessario perché una cresta compia un percorso uguale alla lunghezza dell’onda; la “frequenza” è rappresentata dal numero delle oscillazioni nell’unità di tempo; la “celerità” è la velocità di propagazione nell’unità di tempo.
Osserviamole ancora attentamente. La classificazione delle onde viene generalmente effettuata in base al “periodo”, il quale può variare da meno di un secondo a diverse centinaia. Le onde che hanno un periodo breve, nell’ordine della frazione di secondo, si chiamano “increspature”, quelle di 3/4 secondi vengono dette di “maretta”, quelle di una diecina di secondi sono le famigerate (e a volte richieste dai bambini al mare d’estate) “cavalloni”.
Ulteriormente, con onde che travalicano il periodo dei 30 secondi “mare lungo” o “onda lunga”, mentre quelle che superano perfino i 10 o i 20 minuti sono le terribili “onde di maremoto” o “tsunami”.
La nostra osservazione aumenta. Ci concentriamo su di un piccolo galleggiante soggetto al moto ondoso. Notiamo che si alza e si abbassa, muovendosi un po’ in avanti e indietro; e precisamente si muove verso la riva quando passa la cresta dell’onda e se ne allontana quando si trova nel cavo.
La stessa cosa ci accade, se notiamo delle alghe immerse appena sotto il livello del mare. Vediamo che quando passa un’onda, i rametti sono inclinati verso la direzione di propagazione dell’onda lungo il pendio crescente verso la cresta e sono invece inclinati in senso opposto lungo il pendio decrescente verso il cavo. In definitiva, possiamo dire che il movimento di un oggetto al passaggio di ciascuna onda è di tipo orbitale circolare.
La forza “perturbatrice esterna” che genera la formazione delle onde, come si è detto prima, non è altro che il vento. Ecco il modo con cui si genera il fenomeno. Sulla superficie perfettamente liscia del mare comincia a spirare una leggera brezza.
Le oscillazioni a breve periodo della pressione atmosferica e l’attrito dell’aria sull’acqua generano delle increspature, “ondine” di qualche centimetro di lunghezza e pochi millimetri di altezza. Il vento esercita una pressione diretta sul dorso inclinato della piccolissima onda appena formata e si ha un continuo passaggio di energia fra l’aria e l’acqua, con il risultato di provocare una rapida crescita dell’onda. Il vento che per sua natura non spira a velocità costante, ma in maniera pulsante, a raffiche, unito a questa turbolenza contribuisce a rendere irregolare il profilo superficiale del mare. L’onda, divenendo sempre più ripida, favorisce ancor più il trasferimento di energia, e il processo di formazione si sviluppa con il graduale innalzamento delle creste, nonché con la formazione continua di onde minori che si compongono generando onde di maggiore lunghezza ed altezza. Così, le onde più brevi raggiungono rapidamente la loro massima altezza e, frangendosi, cedono la loro energia alle onde più lunghe che continuano a crescere in un ritmo incalzante. Naturalmente, i fattori da cui dipendono le dimensioni delle onde generate dal vento sono l’intensità, la durata della sua azione e l’estensione della zona sulla quale insiste.
Null’altro ci va’ di aggiungere sulle onde, sulla loro conformazione, natura e dimensioni, perché esse, come i nostri pensieri quando soprattutto le osserviamo incantati, sono numerose e variopinte e si disperdono in un magico mondo insieme alle nostre riflessioni.
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