Un panorama incomparabile: la vastità del mare. Gli eterni protagonisti: marinai e pescatori, cioè coloro che traggono dal mare di che vivere, i cosiddetti “uomini di mare”.
Sono uomini che fin dalla notte dei tempi hanno affrontato con mille paure ed altrettante audacie quella enorme massa liquida, per attraversarla, per dominarla, per trovare nuove terre e nuove risorse, per trarre cibo che le onde nascondono, per aprirsi all’ignoto e alla vita, al tempo e alle persone.
Ovviamente, parliamo della pesca pratica a misura d’uomo e non di quella alienante e senza nessun tipo di rapporto culturale con i suoi praticanti, che è la pesca industriale. Parliamo, invece, della pesca artigianale, tradizionale, che ha creato in coloro che la praticano un certa affinità come una fratellanza, anche tra comunità distanti e sconosciute, tra gente diversa per storia ed abitudine, ma con un unico denominatore: la ricerca del cibo, e quindi della sopravvivenza, pur nel rispetto “sacrale” della maestosità del mare.
Certo anche il marinaio, come il pescatore, vive in una comunità, in fratellanza, con gli stessi modelli comportamentali. Ma per il marinaio è lo spirito comunitario di uomini che hanno scelto lo stesso mestiere, un identico destino, per cercare di trasformare il mare come strumento per raggiungere altri posti, come strade per arrivare in altre terre. Essi considerano il mare, tutto sommato, un estraneo, mentre i pescatori per così dire “lo penetrano”, lo conoscono dal di dentro e cercano di sapere di ogni creatura marina la sua natura e il suo segreto. Per i pescatori, il mare va’ affrontato, “in profondità”, mentre per i marinai “in superficie”. Per i pescatori, il mare si rivela in una dimensione “verticale”, per i marinai in un’altra tipicamente “orizzontale”. E a proposito di orizzonte, lo sguardo dei marinai ne scruta la linea immaginaria, invece l’occhio del pescatore resta fisso ed incantato a quella della schiuma bianca che ricopre l’acqua azzurra.
L’uomo fu prima marinaio o pescatore? Sicuramente, fu dapprima pescatore; solo, insicuro, affamato, si accostò alla spiaggia sconosciuta, che però lo affascinava, come una madre che chiama il suo bambino. E là, nei fondali bassi appena dopo la battigia e fra gli scogli spumeggianti del mattino, egli trovò di che cibarsi e strinse un patto d’amore con il mare. Eccola là, quell’uomo, io lo vedo nelle sembianze del bambino che corre ridendo vedendo una conchiglia.