La sicurezza in mare, soprattutto nei periodi di grande affluenza, è spesso un compito assai arduo e talvolta la presenza di un singolo bagnino non basta. Per fortuna però esiste SICS, la Scuola Italiana Cani Salvataggio, che con le sue unità volontarie fornisce un apporto fondamentale sulle coste italiane.
Per comprendere al meglio quella che è la realtà di questa scuola, e assistere dal vivo alle “dimostrazioni di salvataggio“, la redazione di Fondalicampania si è recata presso “Quattrozampeinfiera”, l’evento organizzato all’interno della Mostra d’Oltremare di Napoli, il 12 e il 13 aprile, lì dove ha avuto poi modo di intervistare Roberto Gasbarri, presidente di SICS.
Come nasce SICS?
“Nasce quasi quarant’anni fa, addirittura sui laghi del nord e poi man mano si diffonde in tutta Italia. Attualmente è la più grande associazione nazionale e internazionale che si occupa della formazione dei cani da salvataggio. Tutto nasce dall’idea di utilizzare la natura dei cani da riporto, cioè quei cani che per l’istinto antichissimo di prendere la cacciagione caduta nel lago e riportarla, e riutilizzarla per salvare delle vite umane. Ad oggi possiamo contare su oltre 400 unità cinofile che tutta l’estate vegliano sulla sicurezza di adulti e bambini”.
Esistono razze specifiche?
“Esistono sicuramente delle razze più adatte, come i Labrador, i Golden Retriever e il Terranova, che sono quelle più conosciute, nonché quelli con indole da riporto o d’acqua“.
Come si diventa un “cane da salvataggio”?
“Parliamo di unità cinofile, quindi dei binomi uomo-cane, assolutamente volontarie e che si addestrano, anche in modo molto impegnativo, perché devono abituarsi a vivere in ambienti molto affollati con bambini, come le spiagge, essere poi in grado di trasportare persone a riva, e concentrarsi sul conduttore anche in situazioni di grandissime distrazioni. Il lavoro di formazione può durare dunque fino a due anni, dopodiché sono pronti per le attività di volontariato e di educazione civile sulle spiagge italiane”.
Quali sono le procedure per un salvataggio?
“Normalmente chi deve essere salvato ha un atteggiamento abbastanza standard, cioè panico e richiesta di aiuto, quindi è più il soccorritore a dover essere in grado di gestire questo tipo di situazione. Diciamo che la prassi vuole che quest’ultimo debba tranquillizzare la persona, anche per sua stessa sicurezza. Una volta fatto questo, si occuperà di trainarla a riva, preoccupandosi di mantenere in galleggiamento, e quindi aperte, le vie aree dell’interessato, mentre il cane farà da ‘motore’ aiutandolo con il trasporto”.
Il cane è capace di riconoscere le correnti?
“Il cane le riconosce per un suo istinto, non siamo noi ad addestrarlo, in quanto lui, per natura, è capace di individuare la direzione che meno ‘lo affatica’ e percorrerla”.
Come possiamo riconoscere le unità SICS?
“Le unità della Scuola Italiana Cani Salvataggio si riconoscono perché hanno un imbrago galleggiante che fascia tutto il cane, normalmente di colore giallo fluo, o arancione fluo, nonché una maglia bianca con la scritta ‘salvataggio’ sulla dorso e il logo della scuola sul petto“.
Ogni regione ha la propria unità? Dove possiamo trovare SICS in Campania?
“Ogni regione ha il proprio distretto, con le proprie unità cinofile, però essendo una scuola nazionale è anche possibile che alcune di queste si spostino per andare a dar manforte lì dove necessario, ricordando che le attività non si sostituiscono a quelle del bagnino, ma bensì, tramite le richieste della Protezione Civile, intervengono e ne supportano l’operato. In Campania la struttura di riferimento è a Napoli, ai Camaldoli e sul sito www.scuolacanisalvataggio.it ci sono tutte le informazioni necessarie per contattarci e raggiungerci”.
Simone Cerciello è un membro dell’associazione Fondalicampania, nonché direttore responsabile della redazione giornalistica. Laureato in Scienze della Comunicazione e giornalista pubblicista, da sempre basa il suo lavoro sulla cura delle fonti e sul fact-checking.