Un paguro era piuttosto ingordo e mangiava appena aveva l’occasione. Un bel giorno, un compagno di scoglio, lo mise in guardia:
“Uarda, ca si tu mang’ accussì, vaje a firnì ca ‘a casa ti va’ stretta.” Voleva dire che, se fosse “aumentato di taglia” il vestito cucito addosso il carapace sarebbe diventato inadeguato e sarebbe stato costretto a cercarsene un altro.
Il paguro mangione gli rispose seccato:
“Uà, si proprio ‘na seccia!”
Però, finì con l’ingrassare per davvero e fu costretto a cercare un altro carapace. Cominciò allora a gironzolare nei pressi delle tane dei polpi, che avessero magari già mangiato qualche mollusco e avessero lasciato qualche conciglia. Gira e rigira, non riusciva a trovare un qualcosa che facesse al caso suo. Girò talmente tanto, che dimagrì, perché la ricerca di una conchiglia adatta gli sottraeva tutto il tempo che altrimenti avrebbe dedicato all’alimentazione.
Alla fine, disperato e stanco, fece ritorno al suo vecchio carapace; un po’ per necessità e un po’ perché era effettivamente dimagrito.
Morale. La crisi degli alloggi è universale, come la sbadataggine degli esseri viventi.
Da “Favole di fondalicampania.com”
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a cura di Peppe Volpe