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Il futuro degli oceani. La transizione ecologica e l’estrazione di minerali dai fondali

da Davide De Stefano
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Quale sarà il futuro degli oceani e che relazione esiste fra transizione ecologica ed estrazione di materie prime dai fondali marini? Uno studio dell ISPI racconta cosa sta accadendo e cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi anni.

“E’ una questione lontana dagli occhi dei più’ ma rischia di intaccare la vita di tutti noi”, con questa frase inizia il rapporto dell’ISPI (Italian Institute for international political studies), che presenta uno studio consultabile on line al seguente link, attraverso il quale è possibile conoscere quali potrebbero essere gli scenari futuri per la corsa all’estrazione mineraria negli oceani.

Crescita degli investimenti per lo svilito di attività economiche negli oceani

Secondo un rapporto negli ultimi anni, si è registrata un impennata senza precedenti dello sviluppo di attività economiche nell’oceano. L’oceano ricopre i due terzi del pianeta e rappresenta una delle frontiere più’ promettenti per soddisfare la domanda di cibo, materie prime e persino spazi.

Circa il 70% dei principali depositi di idrocarburi, ritrova sotto il livello del mare e a causa del progressivo esaurimento delle scorte a terra, si stanno intensificando le estrazioni a mare.

Le 100 principali aziende multinazionali che si dividono il 60% dei profitti derivanti dall’estrazione di gas e petrolio, hanno sede legale in paesi ad alto reddito.

Si parla di un giro d’affari di 2,9 miliardi di dollari fra il 2020 e il 2024 ma un altro settore è fortemente in crescita e sta vivendo un periodo di boom e si riferisce al cablaggio sottomarino, e a guidare questi nuovi investimenti sono le aziende come Facebook e Google, che promettono di migliorare la trasmissione dati a livello globale puntando sopratutto in Africa.

Estrazione di minerali dai fondali, la nuova frontiera del business sottomarino

Tuttavia oltre al petrolio, gas e cablaggio sottomarino, forse uno dei capitoli più’ controversi del momento è l’estrazione di minerali dai fondali profondi.

La crescita dell’industria high-tech e l’esigenza di un futuro a bassa emissione, hanno portato alla ribalta l’interesse commerciale per minerali che si trovano fra gli 800 e i 6500 metri di profondità.

L’impiego di materiali necessari alla “Transizione ecologica”, richiede un elevata quantità di minerali quali: cobalto, litio, nickel,anganese e grafite, per la produzione di batterie e turbine elettriche , oltre che rame e argento per i pannelli solari ecc.

L’estrazione di minerali dai fondali marini, sarebbe tecnicamente più’ facile perché non richiederebbe infrastrutture come strade , sistemi di smaltimento e discariche.

In oltre i depositi sottomarini, permettono l’estrazione di molteplici minerali dal valore commerciale i migliore qualità. I giacimenti marini sono in oltre molto più’ vasti delle riserve terrestri. Ad esempio la quantità di titanio contenuta nella zona Clarion-Clipperton , sembra essere 6000 volte più grande di tutte le riserve terrestri.

Uno studio suggerisce che l’estrazione di minerali da questa zona, fornirebbe materiale per la costruzione di di un miliardo di vetture elettriche e rilascerebbe nell’atmosfera un terzo dei gas serra.

Un vantaggio per pochi ma un grande rischi per tutti

Il quadro di cio’ che ci aspetta nel prossimo futuro non è coi’ semplice. La riduzione delle emissioni entro 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali è indiscutibile ma l’abitabilità del nostro pianeta dipende non solo dalla temperatura media ma anche dalla qualità dell’aria che respiriamo e del cibo che mangiamo.

Per questo motivo non possiamo permetterci di danneggiare l’ambiente a causa dello sfruttamento intensivo delle risorse. Lo sfruttamento industriale dei fondali marini , potrebbe provocare danni irreversibili, ed è importante ricordare che oltre il 50% dell’ossigeno che respiriamo dipende dalla salute degli oceani.

In definitiva potremmo dedurre che mentre i benefici dovuti all’estrazione di minerali dagli oceani, riguarderebbero una piccola parte di investitori, i danni coinvolgerebbero tutti noi!

Le forme di vita che abitano le profondità

La ricercatrice marina Megan Cook, durante le sue esplorazioni ha scoperto nuove forme di vita sui fondali mariniate vivono in media anche 2000 anni. (alcune spugne marine delle dimensioni di un’automobile), oltre a microbi e altri microrganismi che possono aiutarci a curare il cancro ed altre malattie infettive.

Le scoperte di nuove forme di vita sottomarine sono tutt’ora in corso e solo negli ultimi 10 ani sono state scoperte 7 nuove specie che prima erano completamente sconosciute alla scienza.

Obiettivo transizione ecologica al 100%

Uno studio rileva che una transizione ecologica che utilizzi l’attuale sistema di estrazione terrestre, si potrebbe raggiungere entro il 2050, senza utilizzare le riserve marine.

Per quanto riguarda l’estrazione sottomarina, Le prospettive di profitto nel breve periodo sono notevoli ma i benefici economici rischiano di entrare in conflitto con gli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Gli impatti ecologici negativi, invece, rischiano di essere colossali.

Per le piccole isole , la dipendenza da attività estrattive potrebbe dare a scapito d altre attività economiche come turismo e pesca.

A livello globale quindi, c’è il rischio concreto che  si inaspriscano le diseguaglianze legate ai cambiamenti climatici, come ha spiegato il Ministro dell’ambiente di Kribati, un stato composto da 33 atolli del’India.

“L’estrazione mineraria nelle acque profonde, che faccenda ironica! Prima ci dicono che abbiamo un problema perché i paesi occidentali hanno bruciato troppo carbone, e ora gli stessi paesi vogliono prendere i nostri minerali non rinnovabili per risolvere il problema?”.

Segnali incoraggianti

L’8 settembre 2021 a Marsiglia i membri dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, hanno votato una mozione per stabilire una moratoria sull’estrazione mineraria dai fondali profondi.

A votare a favore è stato l’80% delle agenzie governative e il 90% dei voti della società civile, n una decisione che segue l’appello di 570 scienziati provenienti da 44 paesi diversi a non vivere l’estrazione mineraria dai fondali marini profondi , fino a che non sarà disponibile una maggiore evidenza empirica sui potenziali impatti ambientali.

In oltre, l’OCSE e altre organizzazioni, hanno realizzato la prima guida per gli investimenti sostenibili nell’economia dell’oceano e si sta lavorando anche ad una lista che escluderebbe l’estrazione mineraria dai fondali fra quelle attività da ritenersi sostenibili.

L’oceano bene pubblico Mondiale

L’OCSE ha proposto la creazione  un meccanismo internazionale di compensazione, affinché ai paesi in via di sviluppo con vasti giacimenti minerari sottomarini, venga compensata la perdita dei profitti che deriverebbero dall’estrazione di minerali., al fine di preservarne l’habitat.

Un uso consapevole del mare possono salvare l’umanità. Ci darà cibo, medicine e l’energia di cui abbiamo bisogno. Ma solo se lo tratteremo nel giusto modo.

Leggi l’articolo completo dalla fonte ufficiale ISPI: IL FUTURO DEGLI OCEANI

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