Home Scienze I delfini militari.Racconto di una storia tanto vera quanto raccapricciante

I delfini militari.Racconto di una storia tanto vera quanto raccapricciante

da Davide De Stefano
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Ciao a tutti! Negli articoli precedenti vi ho scritto di come l’uomo sia in grado di operare stragi di cetacei nei modi più cruenti ed efferati, ma questa settimana alziamo l’asticella e parliamo di come l’uomo sia capace di utilizzare i cetacei per commettere il crimine più aberrante di tutti: l’omicidio. Sì, avete capito bene, intendo proprio l’uccisione di altri uomini. Uomini che per un motivo o per un altro furono e/o sono considerati nemici…di un’ideale, di un Popolo, di una Nazione.
Forse non tutti sanno, infatti, che con l’inizio della Guerra Fredda il conflitto strategico tra Stati Uniti e Unione Sovietica si tradusse oltre che nel rafforzamento delle armi di distruzione di massa e nella corsa al progresso spaziale, anche in operazioni militari segretissime.
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 E per fare in modo che queste avessero successo, ad un certo punto

Americani e Russi ebbero pure la “brillante” idea di utilizzare mammiferi marini (in particolare delfini) per arrivare là dove l’uomo fisicamente non poteva giungere. Fu così che nacquero due basi di addestramento di delfini militari, una a San Diego (California) e una a Sebastopoli (Crimea). Nonostante il programma di tali addestramenti fosse anch’esso top-secret, col finire della Guerra Fredda abbiamo ricevuto notizie certe riguardanti l’impiego di tali cetacei nelle operazioni militari. I delfini da guerra erano utili per aiutare nell’individuazione di navi nemiche (attraverso l’ecolocalizzazione, il loro “sonar” naturale), per stanare sommozzatori nemici o consegnare equipaggiamenti ai loro “compagni” umani e per indicare la presenza di mine sommerse. Ma ci sono prove che indicano che tali mammiferi furono utilizzati anche come “kamikaze” contro sottomarini o imbarcazioni militari e si calcola che più di 2000 cetacei siano morti nel tentativo di portare a termine i loro ordini. Entrambi i Paesi si rifiutano di ammettere di aver utilizzato i delfini in questo modo, adducendo come scusa il fatto che questi cetacei, estremamente più intelligenti e buoni di noi, rigettino l’idea di commettere azioni che provocano dolore. Questo è vero, ma è pur vero che i cetacei inviati come “kamikaze”, non erano in grado di capire quello che avevano provocato se non al momento della strage, nella quale essi stessi comunque rimanevano coinvolti.

Dopo la Guerra Fredda il contingente militare di delfini russi fu assegnato alla Crimea (quindi all’Ucraina), che li utilizzò inizialmente per la pet-terapy (cioè per aiutare bambini con gravi forme di handicap) e successivamente venduti per mancanza di fondi che consentissero il loro mantenimento. Negli Stati Uniti invece il programma è sempre esistito ed esiste tutt’ora e la Marina Militare americana può contare sulla presenza di circa 70 delfini da impiegare nelle varie operazioni militari (per esempio sono stati utilizzati in Iraq per trasportare il petrolio in acque pericolose).
Con i recenti avvenimenti politici tra Russia e Ucraina, la base di addestramento di Sebastopoli è passata nuovamente sotto il controllo di Madre Patria Russia, è così anche nella terra degli Zar il programma è stato riavviato. Recentemente, alcune fonti della

Marina ucraina hanno rivelato: “Stiamo preparando esercizi di combattimento in acqua per difendere le navi in porto e per raid contro obiettivi nemici. I delfini vengono equipaggiati con pugnali o armi da fuoco fissate sulla testa. Un altro compito per cui vengono addestrati è il pattugliamento marino e la segnalazione di obiettivi di rilievo militare tramite la posa di boe e galleggianti. Nei mesi scorsi sono state realizzate le prime esercitazioni di questo tipo. Ed è stato un successo”.

Giudicate voi se questo può essere davvero considerato come tale.
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