Americani e Russi ebbero pure la “brillante” idea di utilizzare mammiferi marini (in particolare delfini) per arrivare là dove l’uomo fisicamente non poteva giungere. Fu così che nacquero due basi di addestramento di delfini militari, una a San Diego (California) e una a Sebastopoli (Crimea). Nonostante il programma di tali addestramenti fosse anch’esso top-secret, col finire della Guerra Fredda abbiamo ricevuto notizie certe riguardanti l’impiego di tali cetacei nelle operazioni militari. I delfini da guerra erano utili per aiutare nell’individuazione di navi nemiche (attraverso l’ecolocalizzazione, il loro “sonar” naturale), per stanare sommozzatori nemici o consegnare equipaggiamenti ai loro “compagni” umani e per indicare la presenza di mine sommerse. Ma ci sono prove che indicano che tali mammiferi furono utilizzati anche come “kamikaze” contro sottomarini o imbarcazioni militari e si calcola che più di 2000 cetacei siano morti nel tentativo di portare a termine i loro ordini. Entrambi i Paesi si rifiutano di ammettere di aver utilizzato i delfini in questo modo, adducendo come scusa il fatto che questi cetacei, estremamente più intelligenti e buoni di noi, rigettino l’idea di commettere azioni che provocano dolore. Questo è vero, ma è pur vero che i cetacei inviati come “kamikaze”, non erano in grado di capire quello che avevano provocato se non al momento della strage, nella quale essi stessi comunque rimanevano coinvolti.
Marina ucraina hanno rivelato: “Stiamo preparando esercizi di combattimento in acqua per difendere le navi in porto e per raid contro obiettivi nemici. I delfini vengono equipaggiati con pugnali o armi da fuoco fissate sulla testa. Un altro compito per cui vengono addestrati è il pattugliamento marino e la segnalazione di obiettivi di rilievo militare tramite la posa di boe e galleggianti. Nei mesi scorsi sono state realizzate le prime esercitazioni di questo tipo. Ed è stato un successo”.
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