Negli ultimi giorni, Greenpeace si trova al centro di una battaglia legale senza precedenti. La compagnia petrolifera Energy Transfer ha intentato una causa da 300 milioni di dollari contro l’organizzazione ambientalista, ottenendo una sentenza che impone a Greenpeace un risarcimento di oltre 660 milioni di dollari. Questo attacco non è un caso isolato, ma rappresenta un nuovo capitolo nella guerra tra le grandi multinazionali del fossile e il movimento ambientalista. Dietro questa manovra si cela un intreccio di interessi economici e politici, con un nome che spicca su tutti: Donald Trump.
Il legame tra Energy Transfer e Donald Trump
Energy Transfer è una delle più grandi compagnie petrolifere americane, nota per il contestato progetto Dakota Access Pipeline, che ha incontrato forti opposizioni da parte delle comunità indigene e degli ambientalisti. A guidare l’azienda è Kelcy Warren, un fedele sostenitore di Trump. Le donazioni di Warren alla campagna elettorale di Trump ammontano svariati a milioni di dollari, consolidando un rapporto di stretta collaborazione tra il colosso petrolifero e la Casa Bianca durante l’amministrazione repubblicana.
Non a caso, durante il suo mandato, Trump ha adottato una serie di misure favorevoli all’industria del petrolio e del gas. Ha eliminato restrizioni ambientali, promosso nuove trivellazioni e incentivato le esportazioni di gas naturale liquefatto (LNG). Il co-CEO di Energy Transfer ha definito queste politiche “un respiro di aria fresca” per il settore. L’intervento di Trump non solo ha favorito le multinazionali dei combustibili fossili, ma ha anche ostacolato la transizione ecologica, aumentando le emissioni di CO2 e il rischio di disastri ambientali.
Un pericoloso precedente per l’attivismo ambientale
L’attacco legale a Greenpeace non è solo un colpo all’organizzazione, ma un segnale allarmante per tutti coloro che lottano per il clima. Se questa sentenza dovesse restare in piedi, si creerebbe un pericoloso precedente: qualsiasi grande azienda potrebbe usare cause legali milionarie per mettere a tacere attivisti e organizzazioni non profit. La strategia è chiara: soffocare economicamente chi si oppone ai combustibili fossili e alla devastazione ambientale.
In un contesto politico in cui le figure negazioniste del cambiamento climatico guadagnano potere, è fondamentale difendere chi lotta per il nostro pianeta. Non possiamo permettere che gli interessi delle grandi compagnie petrolifere prevalgano sulla giustizia climatica e sulla libertà di espressione.
Cosa possiamo fare
Possiamo unire le nostre forze per sostenere Greenpeace e la loro missione.
Possiamo:
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Firmare la petizione per sostenere Greenpeace
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Condividere le informazioni sulla crisi climatica e l’importanza della giustizia climatica
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Sostenere le organizzazioni ambientaliste locali
Firma la petizione per salvare Greenpeace
Greenpeace ha annunciato ricorso contro la sentenza, ma ha bisogno del supporto di tutti. È il momento di agire: firmare la petizione significa schierarsi dalla parte della giustizia climatica e contro i soprusi delle multinazionali del fossile.
Non restiamo in silenzio. Unisciti alla mobilitazione per difendere Greenpeace e, con essa, il futuro del nostro pianeta.
[Firma la petizione qui] https://attivati.greenpeace.it/petizioni/greenpeace-in-pericolo/

Davide De Stefano è attivista presso l’associazione Fondalicampania Aps, occupa il ruolo di Presidente. Fondalicampania fu fondata nel 2014 e si occupa di promozione e tutela dell’ambiente marino e costiero.