Il filone sulle leggende riguardanti le navi maledette è uno di quelli che più intriga gli appassionati della tematica. Sicuramente avete letto la storia del vascello maledetto più famigerato della storia della navigazione, l’Ivan Vassili (https://www.fondalicampania.com/2016/04/ivan-vassilli-la-nave-maledetta-cura-di.html ecco il link dell’articolo). Oggi parleremo di una nave che gode di fama altrettanto sinistra: la MV Joyta.
Fin dalla sua nascita il vascello attirò su di sé una carica negativa che non faceva sperare nulla di buono. Fu costruito su richiesta del produttore americano Roland West che la chiamò Joyita in onore dell’attrice Jewel Carmen, con la quale ebbe una relazione amorosa. La passione tra i due svanì e la sfortuna iniziò a colpire il vascello ancora prima del varo nel 1931.
Già Roland West aveva una fama sinistra, visto che non fu mai chiarito il suo ruolo nella morte “accidentale” di Thelma Todd, sua amica e amante, trovata morta nel garage del produttore. Tuttavia qualcuno ha ipotizzato che la Todd fu uccisa a bordo della Joyita, e poi portata sulla terraferma per simulare un avvelenamento da monossido di carbonio.
La Joyita venne inaugurata nel 1931, ma già durante il primo viaggio subì un terribile incendio in sala motori costringendola a tornare in cantiere per essere riparata. A quel punto West vendette la nave, che fu acquistata per eseguire dei servizi di charter per diverse stelle di Hollywood. Tra le tante celebrità che adoravano viaggiare su questo vascello c’era Humphrey Bogart, che pensava di comprarla. Poi, durante uno di questi viaggi, un marinaio svanì misteriosamente e nessuno volle più utilizzarla.
Durante la seconda guerra mondiale fu utilizzata dalla US Navy come nave vedetta. Venne destinata a Pearl Harbour, e arrivò nel famigerato porto il giorno stesso dell’attacco giapponese.
Scampata alla distruzione, la Joyita venne messa a riposo, ma la sua aura negativa continuò a colpire. Il custode che l’aveva in cura morì avvelenato dall’accidentale esalazione di acido della batteria di bordo. Poche settimane dopo due addetti alla manutenzione ebbero un violento litigio a bordo di essa e si uccisero a vicenda durante la rissa.
Nel 1955 la nave trovò un nuovo proprietario, Dusty Miller, che la riconvertì in nave mercantile di stanza alle Isole Samoa.
Il 3 Ottobre 1955, la MV Joyita, partì da Apia (Western Samoa) ed intraprese la rotta per Fakaofo nelle Tokelau con 25 persone a bordo (16 persone dell’equipaggio e 9 passeggeri tra cui un ufficiale del governo samoano ed un dottore). Il viaggio sarebbe dovuto durare solo 48 ore ma la Joyita non arrivò mai a destinazione; inoltre le autorità non ricevettero nessun SOS dall’imbarcazione e la Royal New Zealand Air Force, dopo una dettagliata ricerca, fallì nel ritrovarne le tracce.
Cinque settimane dopo, il 5 Novembre 1955, la Joyita fu avvistata dal capitano Gerald Douglas, della nave mercantile Tuvalu, vicino alle isole Fiji, circa 600 miglia dalla rotta che avrebbe dovuto intraprendere. La nave era mezza affondata, in pessime condizioni, mancavano 4 tonnellate di cargo (che in gran parte era composta da medicinali, legno e cibo), uno dei motori era ricoperto di materassi, i cavi della radio erano spezzati, le luci accese, il giornale di bordo, tre scialuppe ed altre apparecchiature di bordo non c’erano e dei 25 dell’equipaggio non si trovò più alcuna traccia. La squadra di recupero notò che lo scafo non presentava falle e che la radio era sintonizzata sul canale internazionale di SOS (2182 kHz) ma i cavi spezzati non avrebbero permesso al segnale di essere ricevuto da nessuno.
Dopo essere stata trainata al porto più vicino (Suva), la Joyita venne messa all’asta dai proprietari e nel 1956 fu acquistata da David Simpson, un inglese che la rimise a nuovo per farle riprendere il mare ma la sfortuna di questa nave maledetta non voleva terminare.
Nel Gennaio del 1957, la Joyita arenò con 13 passeggieri a bordo nel mare di Koro (Fiji). Dopo essere stata riparata, nel 1958, iniziò un servizio di nave mercantile tra Suva e Levuka ma arenò ancora nel Novembre del 1959. L’equipaggio riuscì a rimetterla in mare ma la nave imbarcava acqua e le pompe, che avrebbero dovuto pompare fuori l’acqua, erano state montate al contrario ed invece di buttare fuori acqua ne imbarcava.
A questo punto la Joyita aveva ormai una nota reputazione come “nave sfortunata” e venne abbandonata dai suoi proprietari su una spiaggia e depredata di tutto ciò che potesse essere utile. ù