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“Fratello mare, sorella spiaggia”: a San Francesco mancava il mare? interessante spunto di riflessione del Prof. Peppe Volpe

da Davide De Stefano
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Voglio molto bene a San Francesco, nel senso che lo stimo tantissimo,al di là delle motivazioni religiose che lo spinsero a fare quella scelta di vita veramente eccezionale.
A volte mi rimprovero di tralasciare la sua importanza, di non viverla abbastanza, di dimenticarne l’incredibile portata… (clicca mi piace e continua a leggere)
Egli è stato il primo      autore della letteratura italiana (“Cantico delle creature”), il primo ambientalista (amava la natura), e il primo zoofilo (amava gli animali). Come sia stato possibile che un simile uomo abbia calcato il suolo italiano, per me, è motivo di orgoglio; e come io debba essere inevitabilmente considerato un suo erede mi riempie di gioia e di responsabilità.
Tuttavia, vorrei simpaticamente permettermi di muovergli una piccolissima  critica; nel suo celeberrimo “Cantico” non è riuscito a celebrare una creatura del Signore fra le più importanti e significative: il mare.
Certo, un ragazzo nato e cresciuto in territorio collinare può non aver apprezzato, come gli amici di “fondalicampania”, le incommensurabili bellezza del mare. Ma fa’ un po’ specie come lo stesso ragazzo che ci ha indicato un percorso di pace da seguire abbia tralasciato un elemento naturale che ha da sempre unificato i popoli e le culture. L’acqua, che lui definisce  “multo utile et humile et pretiosa et casta”,  non è l’acqua del mare,bensì quella della pioggia e del torrente. Eppure, certamente, Francesco aveva contezza del mare, l’avrà pure attraversato qualche volta, visto da lontano, ascoltato nei racconti della gente. E poi, come non considerare l’elemento terrestre che si sposa con il mare, la spiaggia; questa sì, “multo utile et humile et preziosa et casta”.
Chissà, forse San Francesco ha lasciato a un qualche erede il compito di segnalare gli elementi che ha dimenticato. Scherzo, ma voglio molto bene a San Francesco…
Di Prof. Peppe Volpe
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