Tutti i pesci della baia di Capo Miseno sono attirati dagli schiamazzi che giungono da uno scoglio. E’ in atto un vero e proprio litigio verbale fra una cozza e una vongola. Sembra che la “materia del contendere” sia la loro rispettiva ed effettiva condizione:
“Ma nun obbì comme si nnera e brutta!”, urla la vongola.
“Sì, però so cchiu sapurita e te!”, le fa’ eco la cozza.
“Eh no, bella! Co spaghett’ se fa’ sempe ‘a vongola, no a cozzeca!”
“E’ pecché tu si sul’ culurata, fai cchiu effetto.”
“Ma qual effetto, ma quali culuri, ie song cchiu sapurit!”
“No, tu si sul’ faveza. ‘O sann’ tutt’ quant’!”
“Uuèè! Bella gent’, vuje a sentite a chesta?”
Insomma, sembra di capire dall’alterco, che la cozza si difenda dal suo essere ritenuta brutta, sottolineando il suo sapore schietto e sincero; e che, al contrario, la vongola rivendichi la propria bellezza e squisitezza al di là della diceria che la vuole falsa e inattendibile.
Morale. Quando si litiga ad alta voce, senza argomentare bene le proprie posizioni, si finisce sempre con l’avere torto.
Da “Favole di fondalicampania.com”
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