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Ecco come la Posidonia puo’ diventare una potenziale minaccia per le Coste Campane

da Davide De Stefano
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La Posidonia Oceanica una fanerogama marina endemica del Mediterraneo, organizzata in radici, rizoma e foglie.

 

Quando incontra condizioni ambientali favorevoli la Posidonia è in grado di colonizzare vaste aree di fondo marino formando ampie distese verdi chiamate praterie che si estendono dalla superficie fino a 40 metri di profondità in acque particolarmente limpide…
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Comunemente, la Posidonia si insedia su substrati mobili come sabbia più o meno grossolana, talvolta mista a fango, ma anche su fondi detritici e rocciosi.

 

La prateria di Posidonia intrappola i sedimenti e produce un innalzamento del fondale marino, influenzando la geomorfologia dei depositi sabbiosi costieri.

 

In particolare i fascicoli fogliari attenuano le onde, riducendone l’energia verso le spiagge, e la “matte” riduce la pendenza della spiaggia sommersa. La regressione della prateria può causare un aumento dell’energia delle onde e una accentuazione dell’inclinazione della spiaggia sommersa, alterando di conseguenza anche il profilo della linea di riva.

 

 

Le foglie cadute della Posidonia sono frequentemente spiaggiate sugli arenili, specialmente durante l’inverno, formando strutture denominate “banquette” che proteggono le coste dall’erosione marina.

 

Inoltre l’elevata biomassa animale a guscio carbonatico, presente nella prateria quando cessa il suo ciclo vitale produce una congrua parte di quei frammenti che, sotto forma di sedimenti carbonatici, andranno a ripascere le spiagge costiere.

 

Lungo tratti di litorali mediterranei il gioco dei venti dominanti, delle mareggiate e delle correnti accumula masse spiaggiate, più o meno imponenti;Tali accumuli possono rappresentare un danno economico in quanto la presenza del fogliame sulla spiaggia scoraggia la presenza di turisti.

 

 

Il problema di conseguenza è limitato alle zone di litorale comunemente frequentate.

 

Conseguentemente vi è la richiesta alle amministrazioni locali, da parte degli operatori turistici, di rimuovere la Posidonia spiaggiata per ‘pulire’ le spiagge e renderle più gradevoli.
In genere la rimozione viene effettuata prima dell’estate con mezzi meccanici che asportano, oltre alle foglie, grandi quantità di sabbia.

 

Non si tiene conto della natura del litorale in cui si effettua l’intervento rischiando in questo modo di innescare fenomeni di erosione.

 

Le foglie che attualmente vengono rimosse costituiscono un problema per lo smaltimento in quanto vi è ambiguità nella loro classificazione. Sono generalmente considerate rifiuti urbani e conseguentemente vanno smaltite in discarica.L’aumentare dei fenomeni di erosione delle spiagge, dovuti alla forte pressione esercitata dalle attività antropiche, pone la necessità di approfondire gli effetti delle operazioni di ‘pulizia’ dei litorali sulla loro stabilità.

 

Le banquette sono formate da foglie e sabbia in quantità variabili. Insieme alle banquette si rimuove quindi della sabbia, incidendo in questo modo sul bilancio sedimentario delle spiagge.
La rimozione di 100 m3 di banquette, in spiagge a granulometria grossolana, causa un’asportazione di 11.2 tonnellate (circa 6 m3) di sabbia.

 

Questi dati non tengono conto della quantità di sabbia rimossa alla base delle banquette che dipende dai mezzi utilizzati e dalla profondità del prelievo.
La rimozione delle banquette può quindi causare un asportazione definitiva di importanti volumi di sedimento dalle spiagge.
*Dati prelevati da Centro Marino Internazionale ONLUS A Cura di Giacomo Torre  Seguici su Facebook clicca QuiTi è piaciuto l’articolo?  Lascia un commento la tua opinione è importante

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