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Disavventura per Fondalicampania: “Fondali marini , Beni Comuni” Prof. Peppe Volpe

da Davide De Stefano
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Amici di Fondalicampania
Una recente disavventura degli amici di “fondalicampania” mi ha riportato alla mente l’antico, ma attualissimo problema dei “beni comuni”. Antico, perché se ne parla da tempo; attualissimo, perché perfino dei politici Italiani viventi se ne stanno seriamente occupando (alcuni sotto forma di opposizione governativa). Cosa sono i “beni comuni”? Essi sono:
l’acqua, l’aria, lo spazio, l’energia, la biodiversità, il territorio e il paesaggio, i mari, i fondali e le coste, le risorse agroalimentari, i beni artistici e culturali, i saperi e in particolare le scoperte scientifiche, la letteratura e le arti, la salute e l’istruzione.
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 I “beni comuni”, cioè, sono quei beni che non sono proprietà di

nessuno e a nessuno devono essere preclusi, in quanto presupposti indispensabili della vita e della società umana. Ora, però, si pone un problema. A chi spetta amministrare queste risorse, le quali per essere di tutti e di nessuno rischiano l’abbandono? Lo Stato, ad esempio, ha risolto l’utilizzo del demanio marittimo delle spiagge con le concessioni, di recente autorizzate per 90 anni! Avete letto bene. Per altro, utilizzando una forma ambigua per cui si può accedere alla battigia senza pagamento fino a 5 m dalla riva “anche” per la balneazione. Sarebbe a dire che io, cittadino italiano, per 90 anni, se voglio andare a fare il bagno al lido tal dei tali posso andarci,  ma senza portare asciugamani, perché posso “anche balnearmi”, però senza intralciare gli altri bagnanti, quelli paganti. Questi sì che possono avere sdraio ed ombrelloni.
Al riguardo, è interessante la Delibera di Giunta n. 820 del 21 luglio del2011 del Comune di Napoli, nella quale vengono indicati i “beni comuni” come: “…  quei beni funzionali all’effettiva tutela dei diritti fondamentali, come beni di appartenenza collettiva e sociali…”.
Quanto a volte siano in contrasto le leggi che regolano la nostra vita e i diritti fondamentali dei cittadini, è per lo meno imbarazzante.

Come nel caso della “troupe” di fondalicampania in quel di Agropoli.Pur essendo impegnata in una ripresa subacquea in piena ottemperanza all’Ordinanza di Sicurezza Balneare n. 23/2014, art. 2, zone di mare riservate ai bagnanti (“La zona di mare per una distanza di 200m dalle spiagge e 100m dalle coste alte o a picco… è prioritariamente destinata alla balneazione.”), nonché al comma 5, ( “A tutela  della propria incolumità, i bagnanti i bagnanti che si trovino fuori dalla zona riservata alla balneazione hanno l’obbligo di segnalare la propria presenza…); e infatti erano muniti di boa di segnalazione; e nonostante abbiano evidenziato le telecamere di ripresa…, insomma, sono stati scambiati anziché per divulgatori delle bellezze dei nostri fondali, quali “poeti” dei nostri fondali, per dei comunissimi e banali pescatori. Come se le telecamere potessero trafiggere i pesci!
E pensare che all’art. 7, la suddetta Ordinanza recita:
1.“L’attività di immersione subacquea è stata disciplinata dall’Ordinanza n. 39/2009 in data 16-05-2009 recante il regolamento per la disciplina delle attività subacquee a scopo sportivo, ricreativo, didattico o a fini scientifici, emessa da questo Circondario Marittimo, le cui norme si intendono qui espressamente richiamate.”
Cos’altro aggiungere? Speriamo che tutto si aggiusti con un altro dei“beni comuni” di cui abbondiamo in Italia: il buon senso.

Di Prof Peppe Volpe

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