Chissà cosa avrà provato Angela Erdmann, 62 anni, nell’avere tra le mani una cartolina scritta da suo nonno Richard Platz quando aveva 20 anni. Una cartolina che ci ha messo 101 anni prima di esserle recapitata, anche se in questo caso la colpa del ritardo record di più di un secolo non è certo addebitabile alle poste.
Era il 17 maggio del 1913 e il ventenne Richard Platz si trovava con degli amici sulle coste del mar Baltico per un’escursione naturistica. Dopo aver bevuto una bottiglia di birra, il ragazzo scrive un biglietto, indirizzato a suo padre, un fornaio di Berlino, e lancia la bottiglia in acqua.
Dopo 101 anni, la bottiglietta, perfettamente intatta, capita tra le reti di un pescatore, che incuriosito la apre e trova il messaggio un po’ consumato dal tempo, ma ancora leggibile. E’ il “messaggio in bottiglia” più antico del mondo, e dal 1 maggio sarà in esposizione al museo marittimo di Amburgo. Ma, prima dell’esposizione un esperto di alberi genealogici ha tracciato la storia della cartolina, risalendo alla signora Erdmann, nipote del ventenne Platz. I tedeschi – si sa – sono precisi e la posta deve sempre essere consegnata, indipendentemente dal tempo trascorso.
Ma la storia è piena zeppa di messaggi in bottiglia, alcuni romantici, altri molto pratici, come quello ritrovato nel 2012 nelle acque scozzesi e risalente a un secolo fa, nel quale il mittente era la Marina norvegese, che chiedeva di portare il biglietto nel più vicino ufficio postale onde verificare la natura delle correnti.
Si vocifera che la pratica del lancio del messaggio in acqua fosse usata anche nell’antica Grecia e nel 16esimo secolo la regina Elisabetta I d’Inghilterra, immaginando che alcune bottiglie potessero contenere messaggi segreti redatti da spie britanniche, decretò per legge che era reato stappare le bottiglie ripescate in mare, onde evitare fastidi per il Regno.
Nel 18esimo secolo un cercatore di tesori giapponese, Chunosuke Matsuyama, lanciò un messaggio nelle acque del sud del Pacifico e nel 1935 curiosamente la bottiglia fu ripescata nel villaggio dove l’esploratore aveva avuto i natali. Era tornata a casa.
Nel 20esimo secolo, durante la prima Guerra mondiale, i soldati utilizzavano i messaggi in bottiglia per lasciare un ultimo pensiero alle loro famiglie. Nel 1915 un passeggero del torpediniere Lusitania lanciò una bottiglia in mare che conteneva il seguente messaggio: “Sono ancora sul ponte con un po’ di persone. Le ultime barche sono andate via. Stiamo affondando velocemente. Alcuni uomini vicino a me stanno pregando insieme a un prete. La fine è vicina. Forse questa nota sarà l’ultima”.
Insomma, la storia del mondo è piena di messaggi che, in un modo o nell’altro, riescono ad arrivare a destinazione. E per il momento il più antico è quello che ha permesso ad Angela Erdmann di scoprire cose che non sapeva della sua famiglia e della figura di suo nonno, un “attivista social democratico”, oltre a diventare,ça va sans dire, un formidabile spot per le indistruttibili bottiglie di birra.
a cura di Giovanni Paolo Iacomino
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