Nell’agosto 2023, la moria di migliaia di pesci nella darsena di Castel Volturno ha scosso l’opinione pubblica, rivelando una complessa rete di criticità ambientali e infrastrutturali. L’episodio, legato al sequestro di un impianto di sollevamento delle acque reflue a Pinetamare, ha portato alla luce un sistema di gestione dei reflui urbani caratterizzato da gravi carenze strutturali.
Il sequestro dell’impianto
Le indagini hanno accertato che l’impianto, di proprietà privata, presentava difetti tali da consentire lo sversamento diretto in mare di liquami non depurati, con concentrazioni di Escherichia coli fino a 10.000 UFC/100 ml e livelli di azoto superiori ai limiti legali. Questo evento non solo ha danneggiato l’ecosistema marino locale, ma ha anche riacceso il dibattito sulla capacità della Campania di gestire le proprie risorse idriche in modo sostenibile.
Il contesto campano: una regione tra depurazione e criticità storiche
La Campania ospita oltre 600 impianti di depurazione, ma il 13% dei comuni rimane ancora privo di servizi funzionanti. La gestione dei reflui urbani è frammentata tra competenze regionali, enti idrici e autorizzazioni comunali, creando un panorama complesso in cui le inefficienze si traducono spesso in emergenze ambientali. Il caso di Castel Volturno non è isolato: nella sola provincia di Napoli, il 40% degli scarichi fognari non rispetta i parametri di legge. A ciò si aggiunge il Piano per il Litorale Domitio, avviato dalla Regione nel 2022, che mira a potenziare la rete fognaria e modernizzare gli impianti esistenti, con un investimento di 150 milioni di euro. Tuttavia, i ritardi nell’attuazione di questi progetti lasciano scoperte ampie aree, esposte a rischi di inquinamento e dissesto idrogeologico.
Le infrastrutture in trasformazione: tra fondi regionali e PNRR
Negli ultimi anni, la Campania ha intensificato gli sforzi per modernizzare le proprie infrastrutture idriche. Il Comune di Caserta, ad esempio, ha ottenuto 23,8 milioni di euro per ridurre le perdite della rete e implementare sistemi di telecontrollo, mentre a Visciano sono stati avviati lavori per risanare 11 km di condotte, mitigando il rischio di allagamenti. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) gioca un ruolo chiave: dei 4,38 miliardi destinati alla Campania per la transizione ecologica, oltre 600 milioni sono allocati alla riduzione delle perdite idriche e alla digitalizzazione delle reti. Questi interventi, se completati, potrebbero abbattere del 30% gli sprechi d’acqua entro il 2026.
Dopo il sequestro: i passi verso la bonifica e la prevenzione
A seguito del sequestro dell’impianto di Pinetamare, le autorità hanno avviato un piano articolato in quattro direttrici. Primo, le indagini della Procura di Napoli Nord stanno accertando le responsabilità tecniche e amministrative, con possibili imputazioni per disastro ambientale e omissione di atti d’ufficio. Secondo, è prevista la ristrutturazione dell’impianto sequestrato, che includerà l’installazione di filtri a membrana e sensori per il monitoraggio in tempo reale degli scarichi. Terzo, la Regione ha annunciato l’ampliamento della rete fognaria costiera, con 45 nuovi km di tubazioni per intercettare gli scarichi abusivi. Quarto, l’Arpa Campania intensificherà i controlli mensili sulle acque marine, analizzando 15 parametri chimico-biologici rispetto ai 7 precedenti.
Sanzioni e responsabilità: un deterrente per il futuro
I responsabili dei difetti strutturali nell’impianto di Castel Volturno rischiano sanzioni severe. Oltre alle multe amministrative. (fino a 20.000 euro per opere abusive), il codice penale prevede l’arresto fino a due anni e ammende tra 10.328 e 103.290 euro per chi esegue lavori in difformità dalle autorizzazioni. A queste si aggiunge la. responsabilità civile ex art. 1669 c. ,che obbliga i costruttori a risarcire i danni causati da vizi strutturali gravi. Non è esclusa la revoca di benefici fiscali come il Superbonus 110% per gli immobili coinvolti in illeciti ambientali.
Conclusioni: verso un modello di gestione sostenibile
La tragedia di Castel Volturno dimostra che la tutela degli ecosistemi marini non può prescindere da un’efficiente gestione dei reflui. I fondi del PNRR e i piani regionali offrono un’opportunità storica per colmare ritardi decennali, ma serve un coordinamento rigoroso tra enti per evitare dispersioni di risorse. Il caso campano diventa così un monito per tutte le regioni costiere italiane: investire in depurazione non è solo una questione ambientale, ma un presupposto per la salute pubblica e lo sviluppo economico sostenibile.
Fonti foto anteprima https://www.fanpage.it/napoli/pesci-morti-spiaggia-san-giovanni-parassita-analisi/

Davide De Stefano è attivista presso l’associazione Fondalicampania Aps, occupa il ruolo di Presidente. Fondalicampania fu fondata nel 2014 e si occupa di promozione e tutela dell’ambiente marino e costiero.