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Cos’è il mare? (Parte II)

da Davide De Stefano
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Nella prima parte con una provocazione mi ero chiesto cosa fosse il mare, in realtà mi interessava parlare di come l’uomo ha suddiviso le varie aree di cui è composto.Quest’oggi vorrei interessarmi di approfondire il concetto di mare quale risorsa. Infatti Il mare offre tre campi fondamentali di risorse: minerarie, energetichee biologiche.
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1. Nello sfruttamento minerario dei mare, del fondo e del sottofondo, si possono identificare tre fasi storiche. La prima è quella tradizionale, l’unica possibile fino agli anni 1960, caratterizzata dall’estrazione di materie prime contenute nelle acque marine: il cloruro di sodio, il magnesio e il bromo.

La seconda fase è caratterizzata dall’estrazione sistematica, su scala industriale, di idrocarburi dal sottofondo dell’oceano: questo tipo di attività (offshore) prese avvio nella piattaforma continentale, dunque in siti profondi non più di 200 m; a inizio anni 1970 ci si è spinti fino a 450 m; a metà del decennio fino a 1000 m nello spazio marino thailandese; all’inizio degli anni 1980 si sono sfiorati 1500 m al largo di Terranova.

La terza fase (batimineraria) è costituita dallo sfruttamento del fondo dell’oceano e da quello sistematico del sottofondo, già avviato con l’estrazione degli idrocarburi.

Fra le ricerche, singolare rilievo hanno assunto quelle sui noduli polimetallici che, con dimensioni di alcuni centimetri e disposti in strati di qualche metro di spessore, contengono almeno 5 metalli: manganese, rame, nichel, cobalto e molibdeno; coprono circa il 15% dei fondi oceanici del pianeta; si trovano in estese formazioni, soprattutto nei fondali compresi tra 4000 e 6000 m.

2. Il sottofondo oceanico fornisce fonti primarie di energia: carbone, idrocarburi liquidi e gassosi. Dal mare si può ricavare anche energia secondaria, in pratica energia elettrica, attraverso la conversione dell’energia cinetica e dell’energia termica contenute nella sua massa.

Lo sfruttamento dell’energia cinetica riguarda il moto ondoso, le maree e le correnti marine. Per mettere a frutto l’energia del moto ondoso e delle maree sono stati installati parecchi impianti sperimentali (zattere e ormeggi galleggianti, dighe a forma di atollo ecc.)
Malgrado quest’energia ecocompatibile e rinnovabile presenti interessanti risvolti economici, per la sua produzione non si è ancora veramente usciti dalla fase sperimentale. I tentativi di sfruttare il moto ondoso, le correnti, le maree continuano a essere praticati da vari paesi, con risultati sempre incoraggianti, ma mai competitivi, in termini di costo, con i combustibili fossili. Prospettive forse più concrete sembrano accreditarsi allo sfruttamento dell’energia termica della massa oceanica. Nella fascia intertropicale il 90% della superficie terrestre è costituita da acqua: qui tra la superficie e la profondità di 1,5-3 km la temperatura varia di circa 20 °C. Il problema consiste nell’utilizzare questo salto termico per produrre energia elettrica.
3. Il ciclo vitale, nell’ambiente marino, è reso possibile dalle radiazioni solari che agiscono sulle piante verdi. Si calcola che, per ogni milione di fotoni di luce solare che raggiungono la superficie della Terra, circa 90 entrino nella produzione netta dell’alimento di base del m.; forse 50 di essi contribuiscono alla crescita di piante verdi marine unicellulari, il fitoplancton. Siamo in presenza, dunque, dell’anello iniziale della catena alimentare.

Le risorse biologiche del mare hanno assunto crescente importanza per l’alimentazione dell’umanità, a mano a mano che la popolazione mondiale ha manifestato elevati tassi di incremento; nello stesso tempo sono insorte esigenze di protezione di determinate specie e, in generale, si sono avvertite esigenze di razionalizzare lo sfruttamento dell’intero patrimonio biologico.

Nel campo della tutela sono stati compiuti progressi soprattutto attraverso convenzioni internazionali sul divieto e sulle limitazioni della cattura di determinate specie, già decimate o quasi annientate; nel campo dello sfruttamento sono migliorate le tecniche della pesca, della maricoltura e della piscicoltura. Malgrado ciò, la domanda di risorse biologiche del mare sopravanza di gran lunga le disponibilità: a dispetto dell’alto livello di sfruttamento raggiunto, le zone di pesca del mondo soddisfano solo una piccola frazione del fabbisogno alimentare dell’umanità. D’altro canto, le risorse del mare sono ‘finite’ e incontrano evidenti limiti, malgrado i grandi risultati conseguiti nelle colture o nei vivai.
Questo ultimo dato scientifico spazza via l’idea comune che il mare è infinito di risorse. Ecco perché dobbiamo stare attenti più del dovuto e proteggerlo anche oltre i semplici limiti di legge, perché spesso questi non bastano a tutelare il mondo marino. L’ideale sarebbe far parlare un rappresentante marino e fare in modo che i limiti ce li dessero loro.
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