“Ci nascondiamo di notte
Per paura degli automobilisti
Degli inotipisti
Siamo i gatti neri
Siamo i pessimisti
Siamo i cattivi pensieri
E non abbiamo da mangiare
Com’è profondo il mare
Com’è profondo il mare.”
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Abbiamo cioè paura della esasperata tecnologia, del pensiero consolatorio e dominante, che riserva il potere a una ristretta cerchia di persone.
“E’ inutile non c’è più lavoro
Non c’è più decoro
Dio o chi per lui
Sta cercando di dividerci
Di farci del male
Di farci annegare
Com’è profondo il mare
Com’è profondo il mare.”
Ma come è stato possibile che siamo arrivati a questo punto? Dalla ce lo dice nella strofa successiva:
“Con la forza di un ricatto
L’uomo diventò qualcuno
Resuscitò anche i morti
Spalancò prigioni
Bloccò sei treni
Con relativi vagoni
Innalzò per un attimo il povero
Ad un ruolo difficile da mantenere
Poi lo lasciò cadere
A piangere e a urlare
Solo in mezzo al mare
Com’è profondo il mare.”
E poi:
“Frattanto i pesci
Dai quali discendiamo tutti
Assistettero curiosi
Al dramma collettivo
Di questo mondo
Che a loro indubbiamente
Doveva sembrar cattivo
E cominciarono a pensare
Nel loro grande mare
Com’è profondo il mare
Nel loro grande mare
Com’è profondo il mare.”
Ed è difficile, per noi uomini moderni, svincolarci dagli ingranaggi, mentali e materiali, in cui siamo catalogati. Anzi, se cerchiamo di liberarci dalle catene di una cultura di massa che ci vorrebbe soltanto consumatori telecomandati di prodotti commerciali, avvertiamo il disagio di una certa inadeguatezza:
“E’ chiaro che il pensiero da’ fastidio
Anche se chi pensa
È muto come un pesce
Anzi un pesce
E come pesce è difficile da bloccare
Perché lo protegge il mare
Com’è profondo il mare.”
Lucio Dalla lo dice all’inizio della canzone: “Siamo i pessimisti”. Infatti, per come le cose stanno andando, c’è poco da stare allegri. Meglio giocare con le parole e con le note di una canzone, che non sai se definire triste o spensierata. Di sicuro è che nel profondo della nostra coscienza collettiva, rapportata al profondo del mare, avvertiamo il malore di una conlaminazione già in fase avanzata:
“Certo chi comanda
Non è disposto a fare distinzioni poetiche
Il pensiero come l’oceano
Non lo puoi bloccare
Non lo puoi recintare
Così stanno bruciando il mare
Così stanno uccidendo il mare
Così stanno umiliando il mare
Così stanno piegando il mare.”
Ciao Lucio.
A cura di Prof Peppe Volpe
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