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L’azione legale climatica avviata nel giugno scorso contro lo Stato è entrata nel vivo il 14 dicembre con la prima udienza, celebrata in modalità telematica.
Ieri, 13 gennaio, sono state depositate dal team legale che assiste i 203 ricorrenti le “Note autorizzate” in risposta alle argomentazioni difensive depositate dallo Stato. Il nuovo termine è stato concesso dalla Giudice per consentire ai legali di replicare alla difesa dello Stato depositata soltanto il 13 dicembre, giorno prima dell’udienza.
“Le argomentazioni ci sono parse deboli e imprecise. Il linguaggio utilizzato dallo Stato per difendersi e rigettare le nostre richieste ricalca la retorica rassicurante e lontana dalla verità scientifica che caratterizza il dibattito politico nazionale attorno all’emergenza climatica”– afferma Marica Di Pierri, portavoce dell’Associazione A Sud, prima firmataria dell’azione legale e coordinatrice della campagna Giudizio Universale nata per diffondere la causa e a cui aderiscono oltre 100 associazioni, tra cui ISDE – Medici per l’ambiente, Associazione Terra!, Fridays for future Italia, la rete nazionale “Per il clima, fuori dal Fossile”, il Coordinamento Nazionale No Triv e il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.
I commenti dei ricorrenti:
• Le argomentazioni dello Stato sono generiche e imprecise. Si cita, a riprova dell’impegno profuso, la recente istituzione del Ministero per la Transizione Ecologica e il varo di documenti strategici come il PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima del 2019) e il PTE (Piano per la Transizione Ecologica). Peccato che nessuno di questi sia dotato di carattere vincolante o stabilisca misure concrete. “Lo Stato ammette implicitamente l’inadeguatezza delle policy in campo e riconosce la propria responsabilità quando afferma che sarà il futuro Piano per la Transizione Ecologica (PTE) in fase di approvazione, a dover finalmente adeguare i target di riduzione italiani a quelli fissati in ambito UE”, commenta Paolo Carsetti del Forum Italiano Movimenti per l’Acqua.
•I ricorrenti chiedono allo Stato di attuare un’azione preventiva per proteggere i diritti umani dai rischi connessi ai cambiamenti climatici. Lo Stato finge di non capire e chiede alla Giudice di rigettare la domanda perché, sostiene, nell’atto di citazione non è fornita la prova di un danno già prodotto. I ricorrenti denunciano “i difensori dello Stato decidono di stravolgere completamente il senso della nostra istanza”. Secondo la giurisprudenza della Consulta e della Corte di Cassazione, infatti, è possibile chiedere di essere protetti da un danno futuro in via preventiva.
La battaglia giudiziaria appena iniziata si preannuncia animata.
La prossima udienza è fissata per il 21 giugno prossimo.
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Fonte: Comunicato stampa