Nel 1138, il Beato Simeone, quinto abate della Badia di Cava dei Tirreni, completata la fortezza dopo la morte, nel 1124, di Costabile Gentilcore, e costruito il porto per sviluppare i commerci, dona ai sudditi un diploma di privilegi larghissimi: concede loro le case e le terre e riduce le tasse. Grazie al castello che diventa sicuro rifugio per gli abitanti della zona e allo sviluppo dei traffici e dei commerci, Castellabate diventa nel tempo la più ricca baronia del Cilento.
Le torri costiere rappresentano il sistema difensivo di Castellabbate, costruite per difendersi dalle incursioni saracene che all’epoca affliggevano la popolazione del Cilento. La più visibile e maggiormente conservata è la “Torre Perrotti” o “della Pagliarola”, torre di epoca normanno-aragonese che, in un primo momento, era accorpata al Palazzo da cui la torre prende il nome, e aveva la funzione di difendere gli scambi commerciali che avvenivano nel vicino porticciolo. Ad oggi rimangono tracce di altri torri, come la “Mezzatorre” a Licosa, quella “di Ogliastro” a Ogliastro Marina e la “Torre del Semaforo”, che in epoca normanna rappresentavano postazioni strategiche per difendersi dagli assalti.
Castellabate e le sue torri costiere. – A cura di Anna Cozzolino –
Il nome di Castrum Abbatis – Castello dell’Abate – è legato alla costruzione del castello, iniziata dall’abate Costabile Gentilcore.
Il 10 ottobre del 1123 inizia la costruzione del castello su iniziativa di Costabile Gentilcore, quarto abate della Badia di Cava dei Tirreni; il borgo si sviluppa intorno ad esso. In precedenza queste terre avevano visto la presenza di longobardi e normanni, nonché quella dei monaci basiliani profughi dell’oriente. I longobardi, devoti di San Michele Arcangelo dopo la conversione al cristianesimo, diedero nome al colle su cui poi sarebbe sorto il castello. Sotto i normanni, furono i monaci benedettini di Cava dei Tirreni a bonificare le terre, tanto da meritarsi il privilegio di costruire una fortezza per difendere la popolazione dai saraceni, che partivano dall’attuale Agropoli, dove si erano insediati, per le loro scorribande.