Spiaggia di Agropoli con accumulo di posidonia |
Oriundo in quanto di origini napoletane/cilentane,
sin da piccolo adoravo ed adoro ancora spostarmi nei giorni liberi dell’anno lungo le coste campane alla ricerca di nuovi siti per “amoreggiare” col nostro caro mare che da sempre mi conquista e sorprende col suo fascino.
Grazie ora alla collaborazione con gli amici di fondalicampania , godo a far loro da cicerone portandoli in giro con me a condividere tali gioie per località nuove o da me già conosciute….FINO AD OGGI!!
Che brutta sorpresa…
Ricordavo la spiaggetta sulla destra del porto di Agropoli come uno dei posticini vicino alla mia (all’epoca) casa al mare, dove andare a cercare gli ingredienti principali per un piatto “alla Luciana”; la parete rocciosa cedeva al mare grossi massi, pietre e ghiaia che divenivano eccellenti tane per i comuni polpi veraci!!
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Ora non è più cosi.
Malgrado il Porto sia stato rivisto, riorganizzato e possiamo dire “bello”, giunti sulla spiaggia si sente già l’odore forte di alghe in putrefazione…una MONTAGNA alta come un palazzo di sei piani di posidonia oceanica, raccolta un po ovunque sulle spiagge limitrofe dalle ruspe, è “adagiata” li, in fondo, a ridosso della parete di roccia.
Tuffandoci in acqua poi…il disastro! L’accumulo di alghe depositate in modo tutt’altro che naturale in quella zona, negli anni, collassa lentamente nel mare spargendosi lungo tutta la base della parete ed il fondale antistante l’area balneabile.
Risultato?
Oltre 80 cm di alghe morte ricoprono tutto il fondale ormai talmente morbido da sembrare quei vecchi materassi delle nonne; con un bastone è possibile facilmente penetrarlo come fosse fango; una coltre desolata sempre torbida e senza pescicome un deserto. Dopo un’ora di snorkeling siamo riusciti a fotografare solo migliaia di piccolissimi paguri che razzolano e brucano in continuazione i detriti del fondo.
Avevamo già trattato l’impatto ambientale della posidonia sulle spiagge (banquette, clicca Qui per leggere l’articolo), ma ancora non avevamo mai appreso che tali depositi potessero creare un tale “LETTO MORTO”.
Va fatto qualcosa!
Di Giacomo Torre
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